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Da Kennedy a Hitler: quella passione per il “giallo” storico

La morte di Kennedy e il vero fato di Hitler. Negi Stati Uniti è tempo di rivelazioni choc su alcuni personaggi storici del 900 la cui fine non è stata mai chiarita, lasciando spazio a suggestioni, congetture e teorie del complotto. Nel caso del presidente Usa, ucciso a Dallas il 22 novembre del 1963, non sono ancora chiari mandanti ed esecutori. La storia ufficiale vuole che a sparare contro Jfk sia stato Lee Harvey Oswald, ex marine con simpatie comuniste, appostato come un cecchino a una finestra della Texas Book School, con ampia visuale su Houston ed Elm Street, dove stava passando il corteo presidenziale. 

Complotto?

Il gesto solitario di uno squilibrato, insomma. Troppo facile, troppo banale, per alcuni studiosi e analisti che sul caso hanno elaborato diverse teorie. Compresa quella secondo cui a sparare siano stati in due, per un totale di quattro colpi. Il secondo tiratore sarebbe stato posizionato sulla collinetta erbosa situata sul lato destro di Elm Street. Una ricostruzione mai confermata ma che ha sollevato dubbi sulla versione ufficiale. Non più attentato di un folle ma complotto organizzato. Tra i possibili mandanti l'Unione sovietica, Fidel Castro, la mafia e Cia. Per porre fine alle congetture, e anche per recuperare un po' della popolarità perduta, Donald Trump ha annunciato la desecretazione dei file posseduti dall'Fbi. Una prima tranche da 2.800 documenti è stata resa pubblica, mentre altri 300 restano top secret.

Gli altri file

L'attesa si è, quindi, conclusa con una mezza delusione, visto che proprio i file non ancora desecrati conterrebbero le informazioni più scomode, compresi i nomi di ex agenti e 007. Così Trump (“per porre fine alle teorie complottistiche”) ha deciso che nei prossimi giorni divulgherà anche i documenti mancanti. L'Fbi, da parte sua, ha annunciato di aver autorizzato la diffusione di tutto il materiale su Jfk precedentemente secretato. Ne vedremo delle belle? Dubitarne è lecito

Il caso Hitler

Anche su Hitler si è scritto e detto di tutto. La versione ufficiale sostiene che il leader nazista si sia sparato un colpo di rivoltella alla tempia il 30 aprile del 1945 per non essere catturato dall'Armata Rossa che aveva invaso e conquistato Berlino. Il suo corpo sarebbe poi stato bruciato e le ceneri disperse. Al dittatore non fu mai riservata una tomba anche per evitare che potesse diventare luogo di culto. Da qui la teoria secondo Hitler sarebbe stato prelevato dalle truppe alleate per scongiurare il rischio che potesse cadere in mano russa e, interrogato, rivelasse segreti scomodi sui precedenti rapporti con gli angloamericani. In seguito avrebbe vissuto in Sudamerica, sotto controllo e con un falso nome. Questa teoria potrebbe aver trovato conferma in uno dei file della Cia recentemente desecretati. Secondo un agente dell'Agenzia di Langley, all'epoca operativo in in America Latina, nome in codice Cimleody-3, Hitler sarebbe stato contattato in Colombia alla metà degli anni cinquanta da un informatore dei servizi segreti americani.

Il documento

L'agente, stando al documento reso noto dai media e consultabile sul sito della Cia, sarebbe stato “contattato il 29 settembre 1955 da un amico di fiducia che ha servito sotto il suo comando in Europa, e che attualmente risiede a Maracaibo”. “L'amico di Cimelody-3 – si legge ancora – ha affermato che nel settembre 1955 Phillip Citroen, ex ufficiale tedesco, gli ha detto in via confidenziale che Hitler era ancora vivo”. Ci sarebbe anche una fotografia, arrivata nelle mani dell'agente segreto, e contenuta nel file: “Il 28 settembre 1955, l'amico di Cimelody-3 ha ottenuto la fotografia citata, e il giorno dopo è stata mostrata a Cimelody-3“. Nell'immagine in bianco e nero si vede un uomo, che sembra assomigliare a Hitler. La didascalia reca: “Adolf Schrittelmayor, Tunga, Colombia, America del Sud, 1954″, e con lui c'è una persona, che dovrebbe essere Citroen. Rimangono ovviamente i dubbi, visto che lo stesso Cimelody-3 dice di “non essere nella posizione di dare una valutazione d'intelligence dell'informazione, che è stata trasmessa perché di possibile interesse“.

Francesco Volpi

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