Continua la drammatica situazione in Nicaragua dove la comunità cattolica si trova da mesi sotto attacco per la repressione scatenata dalle forze governative e dai gruppi paramilitari. Il regime di Daniel Ortega non perdona alla chiesa locale di essersi schierata contro le violenze con cui i sandinisti hanno provato a fermare le manifestazioni di piazza iniziate ad aprile scorso. Nelle ultime settimane il clima d'odio contro i cattolici ha raggiunto livelli mai toccati prima nel Paese centroamericano. Da Managua sono arrivate immagini terribili di chiese profanate, crocifissi divelti e tabernacoli rovesciati. La violenza non ha risparmiato nemmeno i vertici ecclesiastici con l'aggressione fisica subita dal cardinale Leopoldo Brenes, dal suo ausiliare José Silvio Báez e dal nunzio apostolico Sommertag.
Nonostante gli atti intimidatori, la voce della Chiesa locale è tornata a farsi sentire: in un'omelia pronunciata durante la messa di riparazione celebrata nella parrocchia di San Giacomo, vandalizzata solo due settimane prima dai gruppi paramilitari, l'arcivescovo di Managua, il cardinale Brenes ha esortato i fedeli a “superare l'odio in atto con l'amore che Cristo dà a ciascuno di noi”. Il presule ha raccomandato prudenza ai presenti chiedendo di non rispondere alla violenza delle forze governative e dei paramilitari.
Al tempo stesso, la Conferenza episcopale nicaraguense ha rilanciato il suo messaggio favorevole al dialogo nonostante la persecuzione in atto. Lo ha fatto con una lettera riservata inviata a Daniel Ortega in persona di cui non sono filtrati ancora i contenuti. Monsignor Herrera, in rappresentanza della Cen, ha spiegato: “è stato deciso che la lettera sarebbe stata inviata il più presto possibile. A seconda della risposta, verrà considerato se continuare o meno e valutemo anche la (ri)convocazione del dialogo”. Tutto questo mentre per sabato prossimo è previsto lo svolgimento nella capitale di una manifestazione a sostegno dei vescovi definiti dagli organizzatori “difensori della verità e della giustizia”. Ortega, invece, nella cerimonia per l'anniversario del regime li aveva attaccati e chiamati “satanisti” e “golpisti”.
Le parole di fuoco del presidente hanno contribuito ad infiammare ulteriormente il clima visto che nei giorni successivi sono continuate le aggressioni ai sacerdoti e gli attacchi ai luoghi di culto. Colpi di arma da fuoco sono stati sparati due giorni fa contro diverse chiese a Jinotepe e Managua. La situazione di tensione che si sta vivendo nel Paese è stata denunciata esplicitamente ieri da Mons. Carlos Avilés, consigliere della Commissione per il dialogo nazionale. Il prelato ha detto chiaramente che “esiste una persecuzione aperta della Chiesa” ed ha invocato la “solidarietà della comunità internazionale nel fare pressione sul governo del Nicaragua per fare ciò che è giusto per la democratizzazione del paese”.
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