Categories: Esteri

Assolto l'italiano condannato a morte

Buone notizie dalla Thailandia, con la Corte suprema che ha assolto l'italiano Denis Cavatassi, detenuto dal 2011 e condannato a morte nel 2016. 

L'annuncio

L'importante sentenza della Corte Suprema della Thailandia consentirà a Denis Cavatassi, prosciolto questa mattina – ha annunciato il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi – di rientrare presto a casa in Italia e riabbracciare i suoi familiari. Gli italiani in difficoltà all'estero devono sapere che possono sempre contare sull'assistenza e l'aiuto efficace della Farnesina. Nessuno viene lasciato solo, pur nell'inevitabile riserbo che la delicatezza di tante situazioni impone”. La complessa vicenda di Denis Cavatassi, spiega una nota della Farnesina, è stata seguita sin dal primo momento e costantemente dall'ambasciata d'Italia a Bangkok che, in stretto raccordo con il ministero degli Esteri, ha assicurato l'assistenza al connazionale e l'interlocuzione con le competenti Autorità thailandesi.

Inferno

L'incubo, per l'agronomo Cavatassi, inizia 2011. Dopo un periodo come volontario di una ong, decide di prendersi una vacanza per visitare il Sud Est asiatico. Durante un tour della Thailandia conosce Luciano Butti – la futura vittima -, proprietario di un ristorante distrutto dallo tsunami con cui nasce un'amicizia. Butti cerca un socio per far ripartire il locale e Cavatassi accetta di rilevare una piccola quota. Il suo progetto è quello di continuare a lavorare in Italia e di spostarsi a Pukhet ogni anno per alcuni mesi. Poco tempo dopo, tuttavia, Denis conosce la donna che diventerà sua moglie e dalla quale avrà una bambina. Incontro che lo porterà a trasferirsi definitivamente nel Paese asiatico. L'omicidio di Butti lo coglie all'improvviso. Denis si mette a disposizione volontariamente della polizia per offire il proprio contributo alle indagini. Ma le cose si mettono male e, da semplice collaboratore, si ritrova sotto accusa. Le forze dell'ordine lo interrogano senza un traduttore e senza l'assistenza di un avvocato e, alla fine, lo arrestano. Le indagini sono superficiali: nessuna perquisizione a casa, nessun interrogatorio alla moglie. E la sentenza di condanna del successivo processo di primo grado, ha spiegato il suo avvocato Alessandra Ballerini, “era scritta su 4 o 5 pagine“, troppo poco per essere il frutto di un'investigazione approfondita. Per Cavatassi la prospettiva è quello del patibolo, confermata anche dal giudice di secondo grado. Ma tra mille difficoltà non perde mai la speranza che la verità possa venir fuori. Da oggi per lui inizia una nuova vita. 

 

Francesco Volpi

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