Il Libano è rimasto sempre tranquillo e fiducioso, sapeva di essere in buone mani. La crisi si concluderà la prossima settimana”, il Paese non ricadrà nella guerra civile, anzi il modello di “convivenza fra diverse comunità e religioni” che ha retto dal 1990 può estendersi ai Paesi vicini. A parlare, in un'intervista a La Stampa, è il presidente Michel Aoun. “Non c'è mai stato alcun vuoto politico, tutti i partiti mi hanno affidato i pieni poteri. Abbiamo chiesto che ci venisse restituito il nostro premier. La risposta non arrivava. Non ci è restato che appellarci alla Convenzione di Vienna, che tutela capi di Stato e di governo all'estero, e ci siamo rivolti alla comunità internazionale. Il mondo si è schierato dalla nostra parte, a partire dall'Italia”. Hariri, resterà premier: “Abbiamo appena finito le consultazioni con tutte le forze politiche, dentro e fuori dal governo.
Sul fronte della politica estera ha auspicato un cooperazione con la Siria. Paese nel quale, ha spegato, “si va verso un accordo politico. Ci sarà un cambio di regime, sì, ma non un cambio delle persone che hanno vinto la guerra. Sarà un'evoluzione nella struttura dello Stato, in senso più democratico, di migliore convivenza fra le comunità. L'Iraq seguirà un percorso simile. Una Siria pacificata è indispensabile anche per il Libano: abbiamo 1,6 milioni di rifugiati siriani, non siamo più in grado di provvedere a loro a livello economico, c'è un grosso aumento della criminalità. Vogliamo che tornino in Siria al più presto”.
In precedenza Aoun aveva denunciato le “continue minacce israeliane“. Parlando della situazione in Libano a una delegazione dell'Institute of American Studies (East West) aveva lamentato “specialmente le ripetute violazioni della risoluzione 1701, che il Libano si è impegnato ad applicare, mentre Israele continua a violarla, ignorando totalmente gli appelli internazionali“. Il provvedimento del Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha posto fine nel 2006 ad una guerra tra Israele e le milizie sciite libanesi di Hezbollah, alleate dell'Iran. L'Unifil, la forza internazionale dell'Onu schierata nel sud del Libano al confine con Israele, di cui fanno parte oltre mille “caschi blu” italiani, ha come mandato quello di far rispettare la risoluzione. Il Libano lamenta regolarmente in particolare violazioni del proprio spazio aereo da parte di jet israeliani.
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