Il passionale poeta, Ricardo Eliezer Reyes Basoalto che si firmava con lo pseudonimo Pablo Neruda, forse non morì a causa del cancro. Tutto è cominciato nel 2013, quando, a seguito della deposizione dell’autista del poeta era stata aperta un’inchiesta per omicidio da somministrazione di tossine botuliniche tramite iniezione. Di lì a poco l’indagine era stata chiusa con la conferma che il decesso era avvenuto per tumore alla prostata. Ma il Partito comunista cileno e i nipoti dello scrittore non si sono arresi e in questi giorni hanno ottenuto la riapertura del caso. Il sospetto che lo scrittore sia stato assassinato troverebbe fondate ragioni nella intensa vita politica che Neruda affrontò impavidamente e con la coerenza che gli costò l’esilio per sfuggire all’arresto.
Neruda, che ricevette il Premio Nobel per la letteratura nel 1971 e che sin da giovanissima et, fu costretto dal proprio stato di povertà a servire lo Stato ebbe importanti ruoli politici, fu senatore e si candidò alla presidenza proprio pochi anni prima della sua scomparsa, lasciando il posto all’amico Salvador Allende. Gli ultimi anni furono tumultuosi per il governo cileno e il poeta fu testimone del durissimo golpe di Augusto Pinochet e della morte di Allende.
Proprio su Pinochet peserebbe l’accusa di aver inviato un sicario a eliminare Neruda, che, attivo politicamente a Parigi, avrebbe potuto rappresentare una seria opposizione all’estero per il dittatore cileno. Se il mistero si dissolvesse trovando risposta positiva nell’indagine, il governo cileno, chiamato quale parte in causa, dovrà rispondere di un crimine di Stato, come afferma Francisco Ugas, responsabile dell’area dei diritti umani nel ministero degli Interni, nella sua dichiarazione: “Esistono precedenti che indicano che potrebbe essere stato ucciso e questi indizi puntano a un possibile intervento di alcuni agenti dello Stato, per cui il caso potrebbe costituire un crimine di lesa umanità”.