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Guillermo Mordillo, l'arte dell'ironia silenziosa

Surrealismo declinato al fumetto per Guillermo Mordillo Menéndez, argentino di origine spagnola e maestro dell'arte del mutismo. Anzi, questa particolare forma di comunicazione via vignetta l'aveva quasi creata lui, in un momento storico in cui immagini e dialogo andavano di pari passo. Ma anche in un periodo di transizione che stava portando l'arte del disegno a prendersi sempre più spazio all'interno del riquadro, a volte quasi esasperando gli spazi con persone e oggetti, combinati insieme in una saturazione estrema delle linee bianche, fin quasi a uscirne fuori. Mordillo in questo era un maestro: riempimento della tavola con figure umoristiche che, davvero, di parole non ne avevano bisogno, tanto rappresentavano loro stesse un'emblema di satira, fine e intuibile, divertente per i piccoli e sufficientemente sarcastica per i grandi. Di Mordillo si ricordano i tratti distintivi: nasi enormi, giraffe dal collo lungo (lunghissimo anzi), forme arrotondate di persone e animali, inserite nei contesti più disparati, dalla giungla selvaggia alle grandi città, quasi tutte ricalcate sul modello di quella New York che lo accolse fin da giovane. E ai campi di calcio, certo, ai quali, da buon argentino, non mancava di dedicare attenzione. E nemmeno quelli erano normali: pieni di gente, dentro e fuori, tanti palloni e tante pallonate, quasi a dire che a calcio, chi di mestiere chi di riflesso, ci giocano un po' tutti.

La realtà mordillana

Dal Perù, passando per New York e poi a Parigi, dove inizia la sua ascesa definitiva a livello internazionale, il fumettista argentino si guadagna una popolarità crescente, finendo per fare dei suoi fumetti l'identificazione visiva del suo modo di vedere il mondo, toccando i temi più vicini alle persone e rileggendoli in chiave humor, arricchendo l'immagine di colori vivi e paesaggi dettagliati ma scolpiti in forme semplici, dove i protagonisti umani appaiono piccoli, confrontandosi con una natura grande ma gioviale, che permette all'uomo di non curarsi troppo del leone feroce e nemmeno di una giraffa con la proboscide. Un'ispezione elaborata della realtà ma comunque accessibile e divertente, con un messaggio che ha fatto (e continua a fare) presa. I vari Phoenix Prize of Humor, lo Yellow Kid Award, il Nakanoki Prize, il Cartoonist of the Year del Salone Internazionale dell'Humor di Montréal, tutti degli anni Settanta, non arrivano a caso. Mordillo fa centro con la sua ironia, crea storie senza far parlare, fa diventare matti grandi e piccoli nel tentativo di far quadrare tutte le tessere dei suoi puzzle, fa divertire facendo ricostruire le sue storie con il mitico “Trio”, revisione “mordilliana” del classico Memory. Non solo fumetto quindi: Mordillo l'ironia la porta nei pomeriggi dei giochi da tavolo, nei libri e nei diari di scuola, celando le sue creazioni che parlano della vita di ogni giorno dentro quei momenti di semplicità che la vita la compongono. Bello perché è arte ma anche perché fa sorridere solo a guardarlo. E davvero non è poco.

Damiano Mattana

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