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Francia, il pointillisme preistorico di Abri Cellier, 38 mila anni prima di Seurat

Qualcuno sostiene ancora che non si tratti di una vera e propria forma d’arte, altri ne sottolineano l’importanza fondamentale nel suo ruolo di precursore a ciò che normalmente intendiamo con il suddetto termine. Fatto sta che, in un modo o nell’altro, l’arte rupestre continua ad affascinare, stupire e incantare con la sua essenziale e meravigliosa semplicità, nonché a sorprendere ogni volta con qualcosa di nuovo, con una diversa interpretazione o, come in questo caso, addirittura con un ulteriore “stile” pittorico. In una grotta francese infatti, precisamente nel giacimento di Abri Cellier, sono state scoperte delle nuove figure rappresentanti animali come cavalli, mammut e le scene di caccia a loro collegate: fin qui nulla di particolarmente strano se non fosse che, al contrario di quelle finora conosciute, tali raffigurazioni siano state vergate da mano umana attraverso una primordiale tecnica puntinista, precedendo di qualche millennio la nota corrente artistica di metà ottocento.

Una conferma

Ben 16 i blocchi di roccia calcarea costellati da questa particolarissima variante “a pois” (decisamente insolita per l’arte paleolitica, anche se non si tratta di un vero e proprio unicum) davanti ai quali si è ritrovato il team di antropologi guidato dall’etnologo statunitense Randall White, il quale ha poi pubblicato i risultati dell’indagine scientifica sulla rivista “Quaternary International”. Come detto, alcuni esempi di “puntinismo preistorico” erano già stati individuati anche in alcuni siti piuttosto famosi, come quello della Grotta di Chauvet, patrimonio dell’umanità per l’Unesco e probabilmente uno dei luoghi più importanti a livello mondiale per la straordinaria varietà di pitture, risalenti al periodo aurignaziano. Tuttavia, quella di Abri Cellier rappresenta un’importante conferma in merito a questa tecnica di raffigurazione, plausibilmente diffusa piuttosto che episodica.

Ad Abri, 38 mila anni fa…

Allo stesso team di White, si deve la scoperta (e il conseguente recupero) nel noto sito di Abri Blanchard, di un’ulteriore pittura secondo lo stile del pointillisme, raffigurante un grosso uro (il grande bovino selvatico chiamato bos taurus primigenius, ufficialmente estinto in natura nel 1627) e risalente a ben 38 mila anni fa, probabilmente un record in merito all’esistenza di tracce artistiche sul suolo europeo: “Abbiamo una buona familiarità con le opere degli artisti moderni che dipingono secondo questo stile – ha spiegato l’antropologo -. Ma ora siamo in grado di confermare come questo sia stato praticato già da una delle più antiche culture umane, quella del periodo aurignaziano”. Vero è che i vari Seurat, Signac e Segantini non erano a conoscenza di questo illustre precedente: la loro meravigliosa arte, per l’epoca innovativa, non ne esce di certo ridimensionata.

Mattia Damiani

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