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A Milano i capolavori del genio della luce

E'celebre per le sue opere al neon. Il Pirelli Hangar Bicocca di Milano ospitafino al 23 febbraio  la più grande esposizione mai realizzata da Cerith Wyn Evans (Llanelli, Galles, Regno Unito, 1958), “….the Illuminating Gas”, una composizione armonica delle opere al neon, e non solo, dell'artista in cui luce, energia e suono offrono un'esperienza sinestetica unica. Il titolo dell'esposizione (“….the Illuminating Gas”) fa riferimento all'ultimo lavoro dell'artista francese Marcel Duchamp. Nel Cubo, unico spazio con illuminazione naturale, viene presentato un corpus eterogeneo di elementi: scritte eteree al neon, mobile sospesi e installazioni sonore disposti in un armonico equilibrio. Due installazioni accolgono i visitatori: E=C=L=I=P=S=E , monumentale scritta al neon che descrive la progressione temporale e geografica di una eclissi di sole su diversi continenti e C=O=N=S=T=E=L=L=A=T=I=O=N (I call your image to mind). Il progetto espositivo coinvolge anche l'architettura esterna di Pirelli HangarBicocca, presentando TIX3, prima opera al neon dell'artista formata dalla scritta “exit” al contrario.

Lento e costante pulsare

La mostra, a cura di Roberta Tenconi e Vicente Todolí, presenta 24 lavori, tra sculture storiche, complesse installazioni monumentali e nuove produzioni, che occupano gli oltre 5 mila metri quadrati delle Navate e del Cubo di Pirelli Hangar Bicocca. Il percorso, riferisce l'Ansa, si apre con il lento e costante pulsare di sette imponenti colonne luminose alte venti metri StarStarStar/Steer (totransversephoton). L'opera, realizzata appositamente per la mostra e composta da uno scheletro di lampade tubolari assemblate in cilindri di varie altezze, crea una coreografia di luci e ombre che a intermittenza invadono lo spazio. Tale dispiego di energia fa da contrappunto al suono emesso dall'opera attigua, eterea scultura in vetro anch'essa composta di elementi trasparenti, Composition for 37 flutes, evidenzia l'Ansa.

Film-maker

Cerith Wyn Evans è stato anche un film-maker indipendente, fino al 1994 quando ha realizzato la sua opera “exit”. “Immagino ci sia una continuità, non ho mai davvero scelto di fare queste distinzioni tra un genere e l'altro – afferma -.Ho sempre scelto cose che avessero una identità ibrida“. Per quanto riguarda l'utilizzo del suono nella sua arte Evans spiega come “vale la pena di considerare l'idea di come il suono sembra funzionare nello spazio, e nell'installazione, è una specie di forma di intuizione che guida le persone nello spazio: è come una colonna sonora una specie di simulacro”.

Nuova configurazione

Lungo le Navate tutti gli elementi sono sospesi e si sviluppano in un'elaborata partitura visiva concepita dall'artista: le 13 sculture al neon della serie Neon Forms (after Noh) (2015-2019) dialogano con l'intrico di rette e curve luminose di Forms in Space…by Light (in Time) (2017), lavoro originariamente concepito per le Duveen Galleries della Tate Britain di Londra e presentato a Milano in una nuova configurazione. Per la serie Neon Forms (after Noh) l'artista attinge al repertorio di passi, movimenti del capo e del kimono o dei gesti del ventaglio compiuti dagli attori del teatro Noh. Forms in Space…by Light (in Time) riprende forme utilizzate da Marcel Duchamp in The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even, conosciuta anche come Il Grande Vetro, (1915-1923). 

Giacomo Galeazzi

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