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Covid-19, ecco quanto costa il lockdown all’Italia

Da oltre un mese l’Italia è un’unica zona protetta a causa dell’emergenza causata dal coronavirus. Per cercare di arginare la diffusione del virus, il governo ha disposto la chiusura di tutte quelle imprese e uffici che non svolgono un’attività essenziale. Ma quale impatto economico hanno queste misure sull’economia nostro Paese?. I dati arrivano da un rapporto Svimez nel quale si sollecita di completare il pacchetto di interventi per compensare gli effetti della crisi sui soggetti più deboli, lavoratori non tutelati, famiglie a rischio povertà e micro imprese.

I dati del rapporto

Secondo il dossier, il lockdown costa 47 miliardi al mese, 37 al Centro-Nord, 10 al Sud. Si tratta di 788 euro pro capite al mese nella media italiana, 951 euro al Centro-Nord contro i 473 al Sud. La stima dello Svimez parla di “uno shock esogeno senza precedenti per il Nord e per il Sud” e calcola che oggi ci sono oltre 5 impianti fermi su 10 in Italia. Nella media nazionale, senza considerare i settori dell’Agricoltura, le attività finanziarie e assicurative e la Pubblica Amministrazione, crollano del 50% fatturato, valore aggiunto e occupazione. Il blocco colpisce duramente, sia pure con diversa intensità, indistintamente l’industria, le costruzioni, i servizi, il commercio. E presumendo una ripresa delle attività nella seconda parte dell’anno, il Pil nel 2020 si ridurrebbe dell’8,4% in Italia, dell’8,5% al Centro-Nord e del 7,9% nel Mezzogiorno.

Chi è a rischio default

Il rischio di default è maggiore per le medie e grandi imprese del Mezzogiorno. I tempi incerti del lockdown e l’incertezza che investe tempi e modalità delle riaperture minano le prospettive di tenuta della capacità produttiva. I dati territoriali sul blocco delle attività economiche delineano un quadro assai più problematico dell’ultima crisi. “Il blocco improvviso e inatteso coglie impreparate le molte imprese meridionali che non hanno ancora completato il percorso di rientro dallo stato di difficoltà causato dall’ultima crisi. – si legge nel report Svimez – Rispetto alla grande crisi, il processo di selezione, allora dispiegatosi lungo un arco temporale ampio, oggi è anticipato all’inizio della crisi con un’interruzione improvvisa che ha posto immediatamente al policy maker l’urgenza di intervenire a sostegno della liquidità delle imprese, di ogni dimensione“.

 

Manuela Petrini

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