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Coronavirus, emergenza in una casa di riposo a Cingoli

Sono salite a tre le vittime del coronavirus nella casa di riposo di Cingoli, in provincia di Macerata. Su quaranta ospiti, la maggior parte dei quali costretti a letto, 33 sono risultati contagiati, oltre a loro anche due operatori, un medico di base e un’infermiera.

Il caso

Come ricostruisce Fanpage.it, il dramma nella struttura maceratese inizia lo scorso 10 marzo, quando una donna di 80 anni accusa un malore, dopo essere stata visitata all’ospedale di Ancona. Risultata positiva al coronavirus, è attualmente ricoverata in terapia intensiva a Camerino. Da quel momento è scattato l’allarme e, in sei giorni, sono stati fatti tamponi anche agli altri ospiti, tutti con esito positivo, per un totale di 37 infetti.

Le polemiche

E mentre non si riesce a capire come tutto questo sia potuto succedere, non si placano le polemiche e le accuse rimbalzano tra l’Asur, il Comune e la cooperativa a cui era stata subappaltata la struttura. Il direttore dell’Area Vasta 3, Alessandro Maccioni, nel corso di una conferenza stampa in cui ha spiegato la situazione, ha detto di essere pronto a “confronto pubblico sulla questione, senza bisogno di attivare le tv private o Canale 5 o La7. Sono pronto  spiegare la situazione in tutte le sedi che vorranno”, ha spiegato Maccioni – come riportato dai media locali – “la Rsa e la casa di riposo sono di gestione del comune di Cingoli che percepisce dalla sanità regionale 33,51 euro al giorno per ogni paziente. Il comune ha poi affidato la gestione all’azienda servizi che poi ha subappaltato a una cooperativa. Quindi chi doveva provvedere al personale non era l’Asur nonostante la Regione si sia comunque attivata per inviare medici e infermieri all’ospedale di Cingoli”.

Anche l’assessore regionale Angelo Sciapichetti, come riportato dal quotidiano online picchionews.it, ha puntato il dito contro l’amministrazione comunale. “Non è vero che a Cingoli non è venuto nessuno – ha detto – Non si può dare colpe alla Regione per tutto, mistificando la realtà. E’ il Comune il primo responsabile della vicenda. Sono stati fatti comunicati senza senso, in cui si chiede addirittura l’intervento dell’esercito. Cerchiamo piuttosto di dare risposta ai pazienti“.

Manuela Petrini

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