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Accadde oggi: nel 1919 nasce l’Associazione Nazionale Alpini

Era l’8 luglio 1919, quando fu approvato lo Statuto sociale della costituzione Associazione Nazionale Alpini da parte di un gruppo di reduci della Grande Guerra. Nonostante la guerra e il dolore che questa aveva lasciato in termini di vite perse il senso del dovere e l’amore per la Patria ebbero il sopravvento e nacque un’Associazione destinata a durare. Forse nessuno di quei reduci avrebbe pensato che i loro figli, i nipoti, i pronipoti l’avrebbero fatta grande.

La bandiera tricolore dell’Associazione Nazionale Alpini

L’Anpi nacque fece subito scalpore con la sua bandiera tricolore esposta il 4 novembre 1919 (nel primo anniversario della Vittoria e del celeberrimo bollettino del generale Armando Diaz) alla finestra di una stanzetta dell’ammezzato della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. La bandiera stava lì non tanto per provocazione, ma per fierezza e orgoglio, esposta nel cuore di una Milano percorsa da sommosse anarchiche. Era il primo segnale che gli Alpini non hanno paura e vanno dritti per la loro strada. Presidente fu nominato il maggiore Daniele Crespi che si dimise agli inizi del 1920 poiché era stato eletto deputato e non godeva di ottimali condizioni di salute. Al suo posto venne eletto il capitano Arturo Andreoletti.

La solidarietà alla base di tutto

Fu ed è tutt’ora un’associazione retta dal senso di solidarietà che, così spontaneo fra i combattenti, lo è in maniera particolarmente intenso fra gli Alpini, proprio per quel filo magico che unisce la gente legata alla montagna.

Come è cambiata l’associazione

La continua evoluzione dell’Associazione Nazionale Alpini vide successivamente alcuni importanti momenti: la nascita nel 1964 del Servizio d’Ordine nazionale (nel quale tanta parte ebbe la Sezione di Genova); nel 1976 il battesimo sul campo della Protezione Civile, in concomitanza con il terremoto del Friuli, l’ospedale da campo, l’incremento nel numero degli iscritti. Lentamente crebbero anche i soci aggregati, gli amici degli alpini fino ai numeri attuali.

Rossella Avella

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