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La “Zuppa della bontà”: l’evento solidale di Fondazione Progetto Arca

Pensate di tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro, essere infreddoliti perché le temperature miti dell’estate ci hanno lasciato. Allora l’idea di portare in tavola una zuppa calda, capace di scaldare il corpo e il cuore. Ma ci sono tante persone che non solo non hanno la possibilità di un pasto caldo, ma non hanno neanche la possibilità di comprare i generi alimentari per il loro sostentamento. In strada, i mesi invernali sono i più duri: il freddo è pungente, i morsi della fame si fanno sentire di più e un pasto nutriente e sostanzioso può davvero fare la differenza. E’ questo il motivo che anche quest’anno, dopo due anni in cui l’evento è stato realizzato solo online a causa delle restrizioni messe in campo per contenere la diffusione del Covid-19, i volontari della Fondazione Progetto Arca onlus, tornano nelle piazze italiane con l’evento “La zuppa della bontà“, una raccolta fondi che permetterà alla Fondazione di continuare con i suoi progetti così importanti per aiutare chi si trova in estrema difficoltà.

L’intervista

Interris.it ha intervistato Alice Giannitrapani, responsabile dei volontari di Fondazione Progetto Arca onlus.

Dopo due anni di pandemia, tornate nelle piazze italiane con “La zuppa della bontà”. Qual è l’importanza di questo evento?

“Si tratta di un anno importante perché dopo i due anni caratterizzati dalla pandemia, torniamo con l’ottava edizione dell’evento. quest’anno saremo presenti sia online che nelle piazze di città per noi molto importanti, come Milano, Roma, Torino, Napoli e Bari, dove in questi anni abbiamo avviato il progetto della cucina mobile, ovvero portare una mensa in strada, direttamente alle persone che ne hanno più bisogno, rendendo mobile questo servizio. Questo ci permette di essere più capillari. Con l’iniziativa ‘Zuppa della bontà’ vorremmo raccontare cosa significa sostenere con un aiuto alimentare, ma anche di vicinanza, le persone senza fissa dimora e quanti vengono a chiedere il nostro aiuto. Lo faremo con la presenza dei nostri volontari ai banchetti, ma anche mostrando le cucine mobili che saranno presenti tutte le notti nel territorio di queste città. Un modo per far toccare con mano il nostro lavoro. Per chi verrà a trovarci per compiere un gesto di solidarietà in cambio riceverà questo prodotto simbolico che noi abbiamo chiamato ‘Zuppa della bontà'”.

Perché per questa iniziativa di raccolta fondi avete scelto di distribuire una zuppa?

“Abbiamo scelto di essere in piazza con questo formato perché per noi richiama due elementi importantissimi: un pasto caldo, proteico, importante, ma anche un pasto povero della tradizione. Attraverso una donazione minima di 5 € è possibile essere al nostro fianco e garantire così i pasti durante la stagione invernale per i senza fissa dimora. ‘La zuppa della bontà’ è proposta in 3 versioni, realizzate con prodotti (ceci, farro, lenticchie e orzo) biologici: zuppa della salute, zuppa della tradizione, zuppa di farro e lenticchie. Ogni confezione, realizzata grazie alla collaborazione con la cooperativa di commercio equo e solidale Chico Mendes Altromercato, riporta le indicazioni sulle modalità di preparazione. Per noi di Progetto Arca si tratta di un gesto molto importante: chi cucinerà questa zuppa nella sua casa, avrà la consapevolezza di aver contribuito a donare un pasto caldo a chi non ha i mezzi per procurarselo”.

Come Progetto Arca vi occupate di distribuire pasti caldi a chi vive in strada. Qual è la situazione nel nostro Paese? Quante sono le persone che ricevono il vostro aiuto?

“Sono 2.450 i pasti caldi che vengono distribuiti ogni settimana attraverso le cucine mobili nelle città di Milano, Roma, Torino, Napoli e Bari. Portiamo un pasto caldo la sera, ma diamo anche dei viveri in più che la persona poi può consumare il giorno successivo con prodotti che vanno a sostenere la colazione. E’ un essere al fianco di chi, per vari motivi, non riesce a raggiungere le mense e rischierebbero di rimanere esclusi. Lo facciamo sostando con la cucina mobile in alcuni punti strategici della città e spesso quando arriviamo le persone sono lì ad aspettarci. Oltre ad offrire un pasto, i nostri volontari dedicano del tempo a quanti lo vogliono: il bisogno non è solo alimentare, ma anche di relazione, di essere visti. Il volume del nostro aiuto è importante, ma la situazione nel nostro Paese è complessa, intercettiamo una fascia di popolazione che si trova in estrema difficoltà”.

Offrire un pasto caldo a chi vive in strada è sicuramente importante. Ma oltre al conforto del cibo, voi vi prodigate anche nell’ascolto delle persone che incontrate: quali sono le confidenze che vi fanno? Vi chiedono qualcosa in particolare?

“Sicuramente quello alimentare è il bisogno primario a cui cerchiamo di rispondere. Il nostro intento, sicuramente, è quello di essere occhi e mani pronti per aiutare e intercettare nuove fragilità. Le persone che incontriamo non sono solo senza fissa dimora. Svolgiamo anche un lavoro di unità di strada, percorrendo gli angoli delle città, incontriamo anche chi per vari motivi non ha avuto il coraggio di chiedere aiuto ad assistenti sociali, di formalizzare un aiuto attraverso le mense, ma che trovandoci in strada in una modalità semplice che non prevede una prenotazione o un filtro di accesso, si avvicinano a noi. Ovviamente, poi cerchiamo di orientarli verso i servizi del territorio, siamo un tramite per lavorare in sinergia anche con le altre organizzazioni delle città. Siamo un primo approccio. Le persone che incontriamo sono molto scoraggiate, hanno bisogno di sapere che qualcuno per loro c’è. Essere presenti è la cosa più importante e questo è possibile grazie ai tanti volontari che si alternano ogni sera per garantire il funzionamento del servizio”.

Vuole fare una sua conclusione?

“L’invito a tutti è quello di venirci a trovare a Roma, Milano, Napoli, Torino e Bari per conoscere Progetto Arca, i volontari e il funzionamento delle cucine mobili. Per chi invece non dovesse riuscire a venire a conoscerci di persona, l’invito è di visitare il sito di Progetto Arca o la piattaforma per le donazioni dove, chi lo vorrà, potrà anche conoscere virtualmente i volontari che racconteranno le esperienze vissute”.

Manuela Petrini

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