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Toponomastica femminile: vie e piazze per parlare di donne

La Giornata dedicata alle donne come momento di riflessione sì, ma anche istanza. Continua e puntuale, tanto per ricordare che il percorso in direzione delle pari opportunità non si esaurisce né in un solo giorno a tema, né tantomeno in un unico comparto della vita pubblica. Prova ne sia che, in Italia, anche la toponomastica ha risentito, e tuttora risente, di uno squilibrio piuttosto accentuato, migliorato grazie alla spinta propulsiva e del tutto innovativa proposta dall’associazione Toponomastica femminile, nata de facto nel 2014 ma attiva già due anni prima, su iniziativa della professoressa Maria Pia Ercolini.

Toponomastica femminile

Un’esperienza nata riflettendo su un dato oggettivo, come la scarsa presenza di vie, strade e piazze che, nelle nostre città, sono dedicate alle donne. Una sproporzione evidente già a occhio ma ancora più palese scrutando quei dati che l’associazione ha raccolto e che, in buona parte, ha condensato in alcune guide tematiche. Volte, chiaramente, a evidenziare la scarsissima armonia nella parità di genere nella toponomastica italiana ma anche a celebrare, laddove appaiono incisi su targhe stradali, quelle donne che, al pari degli uomini, hanno contribuito all’edificazione del nostro Paese.

Il ricordo delle donne

Un’esperienza senz’altro unica nel suo genere. Iniziata dando adito a un’energia positiva impressa già nell’insegnamento e che, in breve, ha raccolto migliaia di adesioni. Tanto da arrivare persino in zone strategiche a livello amministrativo e, infine, a toccare la sensibilità della cosa pubblica. Perché l’attenzione all’argomento è cresciuta, più o meno parallelamente all’espansione dei grandi centri e delle periferie, Roma in primis. Proprio quei luoghi in cui la carenza era più evidente, in virtù di un numero di strade decisamente superiore anche a quello di città intere. E dove, quando presenti, le strade dedicate alle donne riguardavano perlopiù delle sante o dei personaggi mitologici. Basti pensare che, a un primo rilevamento, era emerso come il quadro toponomastico evidenziasse proporzioni decisamente diverse: un 3-5% di strade intitolate a donne (perlopiù, come detto, legate alla religione) e addirittura il 40% agli uomini.

Percentuali migliorate

Numeri che, tuttavia, almeno in parte sarebbero migliorati. Grazie non tanto a una rinnovata concezione toponomastica, quanto a una più attenta visione del mondo. Lo dicono quelle stesse proporzioni: da 7,5 strade dedicate a donne ogni 100 “maschili”, oggi la livella è salita a 9,1. Solo un piccolo passo, però, a fronte di un’azione incessante che, ormai da anni, vede nell’8 marzo una giornata chiave. E non solo per sfruttare la spinta della Giornata a tema per riportare in auge la propria istanza. Se le percentuali sono migliorate, infatti, è evidente che potrebbero esserlo ancora. Perlomeno se l’intento fosse realmente quello di garantire un’equità anche nei criteri di scelta, piuttosto che concedere qualche strappo alla (non scritta) regola. Da qui, un invito formale esteso da Toponomastica femminile a tutti i sindaci e le sindache del nostro Paese, affinché facciano del loro meglio per ridurre il divario di genere e per adottare un regolamento toponomastico che preveda sia criteri di equità che una partecipazione della cittadinanza.

Giustizia e non solo

Un’attenzione che, chiaramente, renderebbe maggiore giustizia alla nostra stessa storia. Il lavoro di Toponomastica femminile ha permesso di allargare il fronte culturale, toccando punti quasi inesplorati dal mainstream, come il ruolo delle madri costituenti o l’esperienza delle grandi artiste, pressoché dimenticate dai libri di testo. Con un risvolto didattico che incuriosisce e supera, di per sé, qualsiasi resistenza intellettuale. Del resto, non è solo dietro grandi uomini che ci sono (o ci sono state) grandi donne. E persino un nome inciso su una targa stradale può venire in nostro aiuto per ricordarcelo…

Damiano Mattana

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