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La testimonianza di Suor Maria Rosa Venturelli: in tutto il mondo per aiutare chi soffre

Comboniane nel mondo Onlus sono davvero in tutto il mondo. Dall’Africa, all’America Latina passando per il Medio Oriente e l’Europa, le sorelle portano il loro sostegno ai più bisognosi. Interris ha raccolto la testimonianza di suor Maria Rosa Venturelli che, con un linguaggio preciso e calmo, ha ripercorso i diversi progetti che la Onlus porta avanti nei luoghi più caldi e difficili del pianeta. “Ho dedicato tutta la mia vita agli altri, al prossimo in difficoltà e questo mi riempie il cuore”.

Da cosa nasce la volontà di fondare questa Onlus?
“Nata come Associazione nel 2008, e trasformata in Fondazione nel 2013, ci prefiggiamo lo scopo di sostenere opere e progetti in 35 paesi del mondo e in quattro continenti, insieme a circa 1270 sorelle. Abbiamo deciso di rivolgerci all’Africa perché, inizialmente nel 1870, era il continente più dimenticato e bistrattato. In Sudan, in particolare, è nata la necessità di creare delle comunità all’interno del mondo arabo. Da lì, siamo arrivati in Medio Oriente come anche in America Latina e in Europa”.

Quali sono le attività missionarie?
“Sono attività piuttosto diverse. Un grande impegno è stato sempre profuso per la scuola e la cultura. Dalla mia esperienza, è attraverso la scuola che la persona cresce, matura le proprie idee diventando così in grado di discernere, di prendere un decisone. Cultura come impegno. Per noi è importante anche sostenere progetti sanitari per venire in aiuto alla popolazione. A questo si aggiungono le odierne problematiche sociali in America Latina: diritti dell’uomo e della donna calpestati. A Roma siamo attive nell’assistenza ai migranti e alle donne vittime di tratta”.

Durante il Coronavirus avete interrotto le attività?
“No. Le nostre attività nelle missioni sono sempre andate avanti. C’è stato un grande movimento in Italia per far arrivare nei Paesi più poveri mascherine, guanti, grembiuli per lottare contro il Coronavirus. L’Africa, per fortuna, non ha registrato numeri così elevati nei contagi. Mentre, l’America Latina e l’Asia sono in estrema sofferenza. Abbiamo dovuto, però, ridurre il nostro impegno negli istituti scolastici che, per l’emergenza, sono stati chiusi. Le sorelle e i laici che lavorano con noi si sono attrezzati per la DAD. Ma la maggior parte delle nostre forze si sono concentrate nel comparto sanitario-ospedaliere per dare nuove energie nella lotta al covid”.

Che progetti avete creato per i bambini in Africa?
“Oltre al supporto didattico attraverso gli istituti scolastici, ci rivolgiamo alla cura della maternità. Poi, ci occupiamo delle vaccinazioni e dei controlli. Inoltre, aiutiamo le mamme a comprendere il significato delle maternità: dalla cura dell’infante alla crescita culturale. Abbiamo predisposto delle attività per coinvolgere i bambini che non hanno una famiglia e che sono costretti a vivere nelle strade, soprattutto nei luoghi infuocati dai conflitti armati. Attività che possono avere successo solo con l’aiuto delle autorità locali. C’è quindi una cooperazione con enti locali, organizzazioni internazionali, la Croce Rossa Internazionale, la CEI, le ONG. La sinergia è fondamentale”.

Qual è la risposta della popolazione locale?
“Dove ci sono regimi totalitari, il governo vorrebbe non averci. Ma le persone ci accolgono. In Medio Oriente, dove abbiamo una casa al cui interno passa il muro, aiutiamo i bambini Palestinesi dall’altra parte del muro. Nella mia esperienza in Congo, quando vigeva il regime dittatoriale, il Presidente osteggiava i nostri programmi scolastici: con la cultura si costruisce un popolo critico”.

Quanto è importante dedicarsi agli altri?
“Io ho dedicato tutta la mia vita agli altri, a chi aveva bisogno. Questo riempie il mio cuore. Lo faccio per il Signore perché sono una donna consacrata. Invito tutte le persone a fare una riflessione: è importante aprirci all’altro. Anche la terra è bistrattata. Bisogna aver cura del Creato. Come il Buon Samaritano che accorre in soccorso del bisognoso sulla strada. Non possiamo fare tutto, a causa dei ladroni, ma si può collaborare per il bene insieme: il samaritano affida il bisognoso all’albergatore. Ho imparato moltissimo nella mia esperienza”.

Può condividere con noi un’esperienza particolare?
“Una signora, anziana e povera, ci apriva la porta della sua casa per darle una mano. Poi, ci chiese dei vestiti per giovani e per bambini. Non sapevamo cosa facesse con quei pacchi di vestiario che non ritrovavamo nella sua abitazione. Un giorno mi raccontò la sua storia: aveva una figlia in una zona lontana del Congo. Questa sua figlia le regalò una nipotina. Ed un giorno decise di portarla dalla nonna. Passati alcuni mesi, la nonna intraprese un lungo viaggio in autobus per riportare la bambina dalla mamma: ma un incidente stradale strappò la piccola alla vita. La figlia non volle più vedere la madre. Ma la vecchia signora mi disse: ‘Ma una madre è sempre una madre, tutto quello che posso fare per mia figlia lo faccio, anche se lei non mi vuole più riconoscere’”.

Gianpaolo Plini

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