Una vera e propria persecuzione nei confronti degli ambientalisti nel mondo. È quella che viene descritta da Global Witness, in uno studio i cui dati sono stati pubblicati in questi giorni. Nel 2017 la media è stata di quattro attivisti uccisi a settimana.
La cifra continua ad essere impressionante, ma è inferiore rispetto all'anno precedente, quando ogni settimana erano circa otto gli omicidi. Il 2016 ha fatto registrare il record di uccisioni nella storia. Quasi tutti i delitti avvengono nel sud del mondo.
Il continente più letale – riporta Avvenire – è l'America Latina. “Il Brasile, con 46 omicidi – si legge -in gran parte avvenuti nell’area amazzonica, è in cima alla lista. Al secondo posto, la Colombia che ha visto un rapido incremento degli attivisti massacrati, come effetto collaterale del trattato di pace tra governo e Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia (Farc) del 24 novembre 2016″.
Il mirino è puntato sugli ambientalisti anche in Messico e Filippine. Proprio in Messico – riferisce il quotidiano dei vescovi italiani – è stato ucciso il primo ecologista del 2017: si tratta di Isidro Baldenegro, indigeno e premio Goldman, il Nobel dell’ambiente, come Berta Cáceres, trucidata l’anno prima. In Africa, il Paese più pericoloso è la Repubblica democratica del Congo, dove è forte la minaccia dei trafficanti di avorio.
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