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Micaela Foti: “La musica? Carica e speranza per combattere un nemico sconosciuto”

Musica è, guardare più lontano e perdersi in se stessi, la luce che rinasce e coglierne i riflessi”. Inizia così il brano “Musica è” di Eros Ramazzotti, con il quale molto probabilmente vuole far capire quanto per lui sia importante la musica, paragonandola a tutte le cose belle. Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria causata dal diffondersi del virus Covid-19, in molti si sono affacciati ai balconi delle loro case e si sono uniti in un’abbraccio, distanti ma vicini, uniti da un brano musicale, insomma, un momento di condivisione con il vicinato, anche se ognuno deve restare nella propria casa. Per capire che importanza ha la musica, come può riempire un momento di solitudine, come può farci sentire meno soli in questo periodo di isolamento, In Terris ha intervistato Micaela Foti, cantante calabrese, nata a Reggio Calabria il 25 maggio 1993; a undici anni ha partecipato allo Zecchino d’Oro, nel 2009 a Ti lascio una canzone; Nel 2011 partecipa al Festival di Sanremo con il brano Fuoco e Cenere, arrivando seconda tra le nuove proposte, dietro a Raphael Gualazzi.

Micaela, in questo periodo così particolare, di distanziamento sociale, come ti mantieni in contatto con i tuoi fan?
“Cerco di far sentire la mia presenza sui social. È importante in questo momento stare vicini e sentirci meno soli. Una foto, un messaggio o una semplice storia su Instagram possono riempire un momento di solitudine e riflessione”.

La musica, in questa emergenza sanitaria, come può aiutare le persone?
“La musica dà tanto, carica e speranza. Ho pensato ad un modo per farci compagnia e per questo ho creato una Playlist aperta su Spotify per poter condividere la mia musica e quella che ascolto. Tutti poi possono caricare sulla stessa Playlist i propri brani preferiti. Bello, no? In questo modo ho fatto nuove conoscenze musicali e approfondito i gusti di alcuni amici. (il nome della Playlist é #iorestoacasa di micaela.foti)”.

In questi giorni si sono accese polemiche sui flash mob dai balconi. Cosa ne pensi?
“Ho partecipato anch’io ai flash mob. Sono stati bei momenti di condivisione con il vicinato. Non mi sono sentita più sola, mi é bastato poco, un sorriso o un saluto da lontano. Ho visto speranza in quelle persone che, come me, erano a casa a combattere un nemico sconosciuto. È giusto, però, avere rispetto per tutti, soprattutto per chi soffre”.

Vuoi lanciare un appello agli italiani?
“Teniamo duro… Passerà tutto e ci baceremo e riabbracceremo più forti di prima”.

 

Manuela Petrini

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