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Il primo pellegrinaggio a Pompei durante il covid (VIDEO)

 

Il pellegrinaggio al Santuario della Madonna di Pompei è da sempre uno dei momenti di fede più intensi vissuto dai molti fedeli della Campania che ogni anno, durante il mese di Maggio, mese Mariano dedicato alla Madonna, si recano al Santuario a piedi dai vari paesi della regione campana. Neanche il Covid ha fermato le persone che in preghiera hanno deciso di vivere quest’esperienza come atto di devozione, un momento di riflessione per ricongiungersi con se stessi e con Dio, un momento tutto per sè che diventa un rifugio per le proprie preghiere. Anche da Nola (Na) è partito un gruppo di pellegrini la scorsa domenica ed Elisida Angelillo, una delle ragazze che hanno partecipato a questo cammino, ha raccontato la sua esperienza ad Interris.it.

Nell’audio la testimonianza di Elisida

Quando hai deciso di fare questo pellegrinaggio?
“Sono dieci anni che una mia amica mi propone di fare questa esperienza ma ho sempre declinato l’invito, forse per paura, per mancanza di tempo e forse anche di coraggio nell’abbandonare impegni già prefissati. Questa volta però è stato diverso, il desiderio forte è prevalso, e dopo un lungo periodo di confinamento, in cui siamo stati chiusi in casa senza poter avere contatti con amici e parenti, il pellegrinaggio è stato davvero il mio modo per rientrare in contatto con il mondo. Un momento intenso di fede, durante il quale ognuno, a modo suo, ha avuto la possibilità di riflettere sulla propria vita”.

 

Il pellegrinaggio è un percorso lungo, un cammino verso una meta: che significato ha il cammino nella tua vita?
“Partiamo dal presupposto che io sono una sportiva, sono una pallavolista sin da bambina e ho sempre amato muovermi. Quindi il cammino visto come movimento è un qualcosa che mi è sempre appartenuto. In questo caso però è stato diverso, non è stata una semplice “passeggiata” anzi. Nonostante i dolori fisici si siano fatti sentire, soprattutto alla fine del percorso – gli ultimi due chilometri sono stati i più pesanti – il pellegrinaggio l’ho vissuto davvero come fosse un cammino verso una meta, in fondo tutta la vita è tutta un cammino verso una meta. La meta è l’obiettivo che ci prefissiamo, ma spesso la meta è anche l’imprevisto del destino. A volte raggiungiamo qualcuno o qualcosa che non pensavamo ci appartenesse e invece eccoci lì ad affrontare la vita con le sue sorprese. Il mio cammino è fatto di salite e discese, come per tutti, ma mi reputo una ragazza fortunata, perché ho una famiglia alle spalle che mi sostiene sempre, soprattutto nei momenti di difficoltà. Poi c’è la fede quella è la vera colonna portante che ti sorregge anche quando tutto traballa”.

Cos’hai provato durante il tragitto e al momento dell’arrivo?
“Stupore e meraviglia. Siamo partiti alle quattro del mattino ed abbiamo affrontato 22 chilometri a piedi. Un cammino durato quasi 4 ore che mi ha permesso di vivere una parte della giornata che difficilmente vivi, la notte fonda e l’alba. La natura con i suoi mille colori mi ha fatta sentire parte di un mondo meraviglioso, il cinguettio degli uccellini che svolazzavano liberi nelle campagne, le piccole botteghe che riaprivano nonostante fosse domenica. L’odore del pesce appena pescato che veniva sistemato sugli scaffali delle pescherie che stavano aprendo, l’odore del pane appena sfornato, mi è sembrato di vivere in una realtà alternativa, come fosse tutto magico. Forse questa quarantena davvero ci ha insegnato ad apprezzare di più le piccole cose“.

Com’è stato ritrovarsi in comunità dopo un periodo forzato di confinamento?
“Questo pellegrinaggio mi regalato un momento di normalità, un breve ritorno alla nostra vita. Una piccola comunità che si è ricongiunta e che insieme, in meditazione, ha vissuto un momento intenso di fede. Ritrovarsi ha significato tanto, è stato un conforto per l’anima, un dono dopo tre mesi in cui siamo stati costretti a stare a casa. Un senso di sollievo condiviso con tantissime persone che vivevano quel momento con la mia stessa emozione”.

Credi che questo pellegrinaggio abbia avuto un significato ancora più forte per tutte le persone che si sono recate dalla Madonna di Pompei?
“Credo che mai come questa volta tutti pregavamo per la stessa cosa. Questa pandemia in qualche modo ci ha cambiati e anche il pellegrinaggio dedicato alla Madonna di Pompei penso sia stato per tutti un modo per ringraziarla, ma soprattutto per chiedere conforto. In fondo è questa la potenza della fede, l’unione e la forza della preghiera. Eravamo davvero in tanti, sono rimasta meravigliata. Durante il tragitto infatti mi sono resa conto che non eravamo l’unico gruppo, erano davvero tanti i pellegrini. Arrivati in Chiesa ci siamo messi in fila ed una volta entrati abbiamo avuto la possibilità di respirare un’atmosfera davvero surreale. Tutti rispettavano le misure di sicurezza, ma per un momento è sembrato quasi di dimenticare la pandemia. Eravamo tutti in religioso silenzio con gli sguardi rivolti verso il quadro, verso Lei, Maria”.

Rossella Avella

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