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Diventare voci nell’ombra per superare la balbuzie

La balbuzie costituisce un disturbo di regolazione verbale che impedisce la produzione di un linguaggio fluente nell’ambito della relazione interpersonale. Questa patologia distingue il soggetto che presenta un arresto all’inizio della parola, con prolungamenti sillabici e del suono (soggetto ionico), da uno in cui si verifica la ripetizione continuata di una sillaba, solitamente la prima della frase (soggetto clonico); ma è possibile una coesistenza tra le due tipologie. Il periodo critico va dai 3 ai 5 anni, ma il disturbo può presentarsi anche in età adulta a seguito di uno shock emotivo o di un trauma, infatti le statistiche indicano che la popolazione affetta sia circa il 2%, di cui la maggioranza è maschile, e che l’insorgere del disturbi si correli sovente a tratti come introversione, ansietà, negativismo, sottomissione, impulsività, bassa autostima. Un metodo per provare a superare questo tipo di problematiche è la teatroterapia, grazie alla quale, tramite gli esercizi di dizione, recitazione e doppiaggio i piccoli e grandi assistiti riescono ad andare oltre queste loro paure. Interris.it ha incontrato l’attrice e doppiatrice Paola Del Bosco, che da esperta di doppiaggio, nella sua luminosa carriera ha assistito numerosi bambini affetti da queste problematiche.

Nell’audio Paola Del Bosco ricorda un momento emozionante della sua carriera da doppiatrice

Quanto pesa oggi un problema come la balbuzie in un bambino?

“Insegnando dizione recitazione e doppiaggio, ho potuto vedere e vivere i progressi che presenta un bambino affetto da balbuzie quando comincia un percorso di recitazione . Il bambino è una tabula rasa, non ha freni inibitori, nel senso che fa e agisce per quello che sente e per quello che prova. Il bambino che soffre di balbuzie ha difficoltà nel farsi comprendere, e quando si interfaccia con persone che gli fanno capire di avere un certo disagio nel capire ciò che vuole dire, si innervosisce e questa situazione di rabbia spesso lo può portare ad una forma di aggressività. Inoltre, spesso, questa difficoltà lo fa sentire diverso, diverso e discriminato dai suoi amici che lo escludono dai gruppo, spingendolo a chiudersi in se stesso e nei confronti degli altri”.

Può scomparire questo problema?

“É un fenomeno che dipende dalla psiche, uno psicologo o un medico che può curare la psiche sicuramente possono essere d’aiuto. La balbuzie è una difficoltà che nasce per problemi che sono a monte, come l’insicurezza, la timidezza, l’essere impauriti da qualcosa. Per quanto riguarda la mia esperienza diretta, posso dire che mi sono capitati dei bambini e degli adulti, che soffrono di questo disagio, ma che nel momento in cui cominciano a recitare, diventano altre persone, il problema all’improvviso sparisce”.

La teatroterapia, quindi, può aiutare i bambini affetti da queste patologie?

“Certamente, si pensi che nel momento in cui sono al leggio la balbuzie scompare perché l’attore si immerge nei panni di un personaggio, che non è noi e che vive di esperienze diverse dalle nostre. Recitare vuol dire spogliarsi della propria personalità per entrare nella personalità di un altro. Ci si dimentica così del fardello che si porta nel nostro animo per prendere il fardello di qualcun altro. Come per magia ci stacchiamo dalla nostra vita, vivendo la vita di un’altra persona e dimentichiamo le nostre problematiche e i nostri dispiaceri. Un po’ come succede ai bambini quando giocano con i burattini. In quel caso i bambini sono nascosti, e riescono a dare il meglio di sé, perché non percepiscono la sensazione di essere osservati, non si sentono giudicati, c’è un vero distacco da sé. Per questo motivo tutto ciò che è recitazione può essere terapeutico“.

 

Rossella Avella

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