Leggendo in queste ore alcune considerazioni sulla ripartenza ho avvertito un innato bisogno di riflettere sulle modalità distoniche di approccio alla realtà. Proviamo a riflettere.
Fin dal mese di Maggio 2020 tutti abbiamo invocato la ripartenza dalla scuola e la progressiva e costante ripartenza in quei mesi nei Paesi europei ci dava fiducia.
Abbiamo dimostrato come il diritto alla salute e il diritto alla scuola vadano tenuti insieme.
Man mano che passavano i mesi, in Italia si impennava la curva della deprivazione culturale: 1 milione e 600mila gli allievi non raggiunti dalla dad nella prima fase, con 300mila allievi disabili isolati; per loro la scuola a settembre della seconda fase non riparte, a causa della carenza di organico. La chiusura della scuola a macchia di leopardo di ottobre 2020 produrrà l’allarme di una dispersione scolastica che si impenna: 34mila gli allievi che hanno abbandonato la scuola, 11mila solo nelle scuole pugliesi.
La catastrofe educativa rischia di rubare per sempre il futuro alle generazioni presenti, rendendo il sistema scolastico un privilegio che esclude poveri e disabili.
La luce in fondo al tunnel sembra giungere quando le forze politiche decidono di riunirsi intorno ad un governo di unità Nazionale. Emblematica la frase del premier Draghi “riportiamo la scuola al centro del Paese”.
La riapertura della scuola è un rischio calcolato per un percorso compiuto in questi ultimi due mesi:
Vista la situazione, occorre aiutare il Governo quando parla di una scuola che d’estate sigla patti di comunità per recuperare i ragazzi dalla povertà educativa. Gli elementi ostativi hanno il sapore del disimpegno: fa caldo, i ragazzi non sono abituati, i docenti hanno già lavorato. Fino al 31 maggio? Con gli esami di I e secondo ciclo ridotti all’osso per chi li ha?
Quindi proviamo a guardare all’estate come un ponte fra i due a.s. 20/21 e 21/22, come afferma il Ministro Bianchi in riunioni che vedono coinvolti i ministeri di Bonetti e Gelmini.
E’ necessario agire lungo la linea seguente:
C’è qualche Regione che ha deciso che si può restare con la didattica in presenza facoltativa. La curva dei contagi decresce, ma in linea prudenziale meglio morire di deprivazione culturale che di Covid…. Risultato: per paura di vivere si muore.
Riapertura scuole quasi al competo, programmata per il prossimo lunedì 26 aprile: libertà è corresponsabilità. Per il governo il “rischio è ragionato” e si può ripartire in presenza. Se non si ragiona, si muore comunque.
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