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Quello che la politica non dice sulle banche

E'la globalizzazione, bellezza! Intesa San Paolo ha lanciato un'Opa definita amichevole – in realtà ostile – per acquisire Ubi banca, un istituto di credito florido, operante nel cuore della Lombardia felix e tra i primi in Italia. Se l'operazione andrà in porto – i vertici di Ubi banca sono stati colti di sorpresa e pare non abbiano ben gradito la mossa di Intesa San Paolo – nascerà il quarto istituto di credito in Europa. Non sembra però che la banca lombarda – che sta prendendo in questi giorni le opportune decisioni – sia in grado di fronteggiare un'Opa assai conveniente per quanto riguarda sia lo scambio di azioni sia il sovraprezzo garantito rispetto ad un valore di mercato di per sé significativo.

Il piano annunciato dal ceo Giuseppe Messina (che ha informato di notte il ministro Roberto Gualtieri) ha poi una visione più ampia, nel senso che coinvolge sia BPER che UnipolSai, arrivando così nel cuore pulsante dell'Emilia Romagna. Sono state anticipate anche le linee generali della ristrutturazione che prevede l'esodo volontario di cinquemila dipendenti e l'assunzione di 2,5mila giovani. Ma non è di questi aspetti che si deve parlare nel momento in cui l’operazione è in corso. Ci sono piuttosto alcune valutazioni di carattere politico ed economico che meritano di essere, se non affrontate, almeno osservate.

Esistono delle contraddizioni ormai palesi. L'economia italiana non decolla; persino la Grecia ci ha superati, mentre noi rischiamo una nuova recessione tecnica. I mercati finanziari, invece, hanno alle spalle (compresa piazza Affari) una stagione eccellente che non sembra avere termine, perlomeno a breve. Nella scheda seguente si riportano i dati principali aggiornati al 29 novembre scorso:
Indice FTSE ITALIA MIB Storico: +27%
Indice FTSE MIB: +27%
Indice FTSE ITALIA STAR: +31%
(tutti i valori sono calcolati rispetto a fine 2018)
Capitalizzazione complessiva delle società nazionali quotate: 642 miliardi di euro, pari al 36,3% del PIL.
A fine novembre 2019, si evidenziano 37 ammissioni di cui 31 IPO sui mercati MTA ed AIM che hanno raccolto
complessivamente 2,3 miliardi di Euro.

Il 17 febbraio, trainata dagli exploit di Ubi Banca, Banco Bpm e Nexi, oltre che di Pirelli, la Borsa di Milano ha
raggiunto i massimi da 12 anni. Positive anche le altre borse europee dopo il taglio dei tassi. Si è aperta una fase sui mercati finanziari, dove, sia pur con picchi e flessioni, le imprese bancarie svolgono un ruolo di traino. Ma la politica se ne accorge? Oppure, per meri calcoli elettorali vuole prendere di mira il sistema bancario? Il Parlamento, anche nell'attuale legislatura, ha istituito una Commissione di indagine sulle banche; vi sono forze politiche che vogliono celebrare dei veri e propri processi sommari (alcuni esponenti già candidati alla presidenza di tale Commissione lo ammettevano esplicitamente). Sono passati pochi anni da quando gli istituti di credito sono stati posti in stato di accusa in tutti i talk show (vere e proprie moderne fumerie d'oppio), prendendo a riferimento alcuni crack di banche minori, influenti nel loro territorio, ma con raccolte molto modeste. Mentre – non si capisce perché – il Monte dei Paschi resta sempre nell'ombra ad accumulare nuove crisi.

Un'ultima considerazione potrebbe riguardare i due fatti più clamorosi avvenuti nel mondo del credito. Da un lato l'Opa in corso di Intesa San Paolo per creare un player europeo; dall’altro il crack della Banca popolare di
Bari: un confronto tra chi si apre all'Europa e chi si chiude in casa, rifiutando persino di modificare il suo profilo
giuridico, boicottando in ogni modo possibile persino una legge dello Stato che imponeva la trasformazione in spa. Anche in questo caso si conferma che il sovranismo, la chiusura verso il mercato internazionale, il campanilismo costituiscono una resa protezionistica che porta solo ad un inesorabile declino.

Giuliano Cazzola

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