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Politica: l'anno che verrà

Quello che verrà non sarà un anno qualunque per la politica italiana. Essendo quello delle elezioni europee, sorta di spartiacque per ambizioni e frustrazioni, assisteremo ad una infinita campagna elettorale, dentro alla quale troveremo di tutto. E siccome le premesse non sono delle migliori, stando alle indicazioni date dalla manovra economica approvata dal governo, c’è solo da augurarsi un vero ravvedimento operoso della maggioranza. Teso, magari, a spostare il baricentro dello scontro verso Bruxelles o Strasburgo.  Ravvedimento non necessariamente di carattere economico, ma auspicabilmente d’impronta politica.

Insomma, registrare un cambio di passo nella gestione quotidiana della cosa pubblica non sarebbe male. Perché se è verosimile, ma non è detto che sia pure condivisibile, quanto va sostenendo Ilvo Diamanti nell’ultima fotografia del Paese, secondo cui gli italiani sono tornati a fidarsi dello Stato, bisogna stabilire di quale pezzo dello Stato ci si possa fidare. La sensazione è che, mai come oggi, gli italiani siano intimamente convinti che l’unica moneta pagante sia il rapporto utilitaristico con la politica, del tutto avulso dalla visione filosofica e ideologica di un tempo. Movimento 5 Stelle e Lega, al di là delle considerazioni soggettive,  interpretano perfettamente questa visione del mondo nuovo.

Un mondo che ha bisogno di ridefinire paralleli e meridiani, sostituiti da slogan e parole d’ordine. La fine dell’anno, con il dibattito sulla legge di Stabilità, è stata caratterizzata da questa dimensione spazio-tempo con i due azionisti giallo-verdi tesi nello sforzo di mettere sul tavolo quanto promesso prima del voto. I titoli di testa, quota 100 e reddito di cittadinanza, sono passati sullo schermo, ripetuti a loop, pur non avendo dietro le scene successive. Che saranno scritte a gennaio. E non sarà affatto facile.

La manovra, questa in particolare, assomiglia ad una sceneggiata e non ad un romanzo, anche a puntate. Tutto ciò rende labile il confine fra il vero e il verosimile. Fra l’accettabile e l’accettato. Quello che si chiude quindi è un anno non semplice da archiviare, visto le continue fibrillazioni. E quello che verrà non è affatto facile da immaginare. Troppe variabili, troppe ipotesi per comprendere quale sarà il filo conduttore.

Del resto siamo appena all’uno della diarchia leghista-grillina, basa sul meccanismo dei pesi e contrappesi, nel senso che ad una operazione  pentastellata deve corrispondere una legge voluta dal Carroccio, e il gioco del ping pong  fra Di Maio e Salvini  si basa si regole mobili e non scritte. Insomma, non ce ne siamo  ancora accorti, ma la politica sta parlando una lingua per la quale non c’è dizionario. E gli italiani recitano a soggetto. Chissà sino a quando….

Enrico Paoli

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