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I buoni esempi per il 2017

Se ci venisse chiesto di esprimere un desiderio in vista del 2017, tutti risponderemmo automaticamente pace, gioia e serenità. Una risposta tanto sentita quanto retorica, perché se ci guardiamo intorno vediamo purtroppo ancora molte macerie, materiale di risulta dei tanti conflitti, irresponsabilità, negligenze umane e abusi di potere sparsi per il pianeta. Per non parlare di quello che è accaduto a Berlino dove un tir, probabilmente manovrato da un terrorista, è andato a schiantarsi contro i mercatini di Natale pieni di folla, e ad Ankara con l’uccisione in diretta dell’ambasciatore russo mentre partecipava ad una mostra fotografica.

La sensazione che ci assale nell’immediato è un forte sentimento di impotenza e sconforto, ma altrettanto immediatamente si fa strada in noi una gran voglia di fare, di cambiare le cose, nella speranza che l’anno in arrivo sia finalmente quello giusto, che porti pace vera e duratura contrassegnata dal segno “meno” davanti alle disuguaglianze, alla violenza e alle discriminazioni, e dal segno “più” per quel che riguarda lavoro, diritti e pari opportunità. La pace però non può rimanere solo un desiderio intimo e personale, va invece promossa, condivisa e resa tangibile altrimenti tutto continuerà a muoversi senza cambiare.

Oggi a farsi interpreti di questo sentimento siamo soprattutto noi donne, sempre più impegnate, più numerose ed unite e senza barriere culturali, etniche o religiose. Il ruolo della donna, dopo la Conferenza di Pechino” del 1995, che ha dato vita ad una nuova stagione di pari opportunità, è cambiato notevolmente. Hanno cominciato a intravvedere nuove “prospettive”, imparando a confrontarsi sulle singole questioni, acquisendo una maggiore consapevolezza della propria soggettività, diversità e capacità. Le donne sono per natura simbolo di vita e di cura per la vita e quindi portatrici di benessere e di pace. A testimoniarlo già nel 2011 l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace a tre donne africane: alla presidente della Liberia Ellen Johnson Sirleaf, prima donna a ricoprire questa carica in uno stato africano, a Leymah Gbowee, pacifista, anch’essa liberiana, ed alla yemenita attivista per i diritti civili Tawakkul Karman; un riconoscimento non solo per quante come loro si impegnano e lottano per la pace, i diritti umani e la democrazia, ma anche un richiamo alla comunità internazionale per un maggiore coinvolgimento delle donne nei processi decisionali e soprattutto nel campo della prevenzione e gestione dei conflitti.

Come Coordinamento nazionale donne Cisl, vogliamo rimarcare la recente “Marcia delle donne”, a cura del movimento “Women Wage Peace”, che non ha avuto grossa eco sui nostri media nazionali ma che riveste grande importanza per la pacificazione di un’area come quella israeliana e palestinese martoriata da lunghe e sanguinose lotte fratricide. Migliaia di donne ebree, musulmane e cristiane si sono riunite insieme in una marcia lunga 200 chilometri per protestare in maniera pacifica contro tutte le guerre e i conflitti in nome del dialogo.

Per l’occasione la cantante israeliana Yael Deckelbaum ha composto la canzone “Prayer of the Mothers”(La Preghiera delle Madri) che in un video canta insieme a tutte le altre donne di ogni religione. Ecco alcune strofe tradotte del testo: From the north to the south (Dal nord al sud) / from the west to the east (dall’ovest all’est) / hear the prayer of the mothers (ascoltate la preghiera delle madri) / bring them peace (portate loro pace) / bring them peace (portate loro pace). Con questo piccolo e contaminante miracolo femminile auguriamo a voi e alle vostre famiglie un Buon 2017.

Liliana Ocmin

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