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Greta (e Francesco) contro Golia

APiazza San Pietro si è realizzata quasi una “profezia” dell’enciclica ecologica “Laudato sì”: il patto tra generazioni per la difesa della “casa comune”. La 16enne svedese Greta Thunberg è arrivata da Stoccolma in treno perché più ecologico. La giovane attivista per lo sviluppo sostenibile e contro il cambiamento climatico è uno dei simboli dell’attualizzazione dell’enciclica di Papa Francesco e insieme, come novelli Davide, combattono il Golia dei poteri forti globali (economici e geopolitici) che inquinano il pianeta fino a metterne in pericolo la sopravvivenza. La battaglia ambientalista di Greta esprime ciò che il Papa ha chiesto al mondo intero, volgendo  lo sguardo, in particolare, verso i giovani. Riflettere sull’incontro tra il Pontefice  e Greta è anche pensare alla “Laudato sì” come cuore pulsante del Magistero. La figura di Francesco è universale. Non rimane circoscritta al piano teologico ma si estende a quello pastorale, sociologico, ecclesiale e filosofico. Il suo pontificato guarda all’infinito, si protende verso il futuro dell’umanità e Greta, con la sua giovinezza e la sua forza vitale, rappresenta la testimonial perfetta di come dovrebbero comportarsi gli individui, a partire proprio dai cattolici.

Fondamentale è il pensiero del Papa rivolto alla salvaguardia e al recupero della Terra intesa come casa comune degli uomini che, in questo momento storico, non è rispettata e amata ma, anzi, al contrario, viene usurpata, inquinata, distrutta. L’uomo che non sa essere devoto custode del “giardino” concesso da Dio si macchia del più grave dei crimini, del peccato peggiore tra tutti, quello commesso da Adamo ed Eva, poi cacciati dall’Eden. Il significato di “peccato originale” è proprio questo: impadronirsi delle cose di Dio. L’incontro tra Francesco e Greta, accompagnata dai genitori, è avvenuto davanti a  12 mila pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo e la ragazza ha tenuto stretto a sé, per tutto il tempo, il suo famoso cartello sulla lotta ambientale (“Sciopero scolastico per il clima”). Un dialogo vis-à-vis particolarmente significativo tra la più importante autorità religiosa mondiale, in prima linea nella salvaguardia del Creato sulle orme del San Francesco di cui ha scelto di portare il nome e la giovane diventata leader nella battaglia per la tutela dell’ecosistema.

E Greta è leader già nel suo Dna, dotata evangelicamente di “talenti” (e cioè energia giovanile, volontà di condivisione, forza) essenziali per esercitare un mandato e guidare una moltitudine. Il Papa vede Greta come una dei “servidores”, termine che lui ama molto e che usa spesso, ossia come una persona al servizio della comunità e appunto della “casa comune”. Appare questo lo spirito dell’incontro: il Papa che si fa giovane e un’adolescente che si unisce ai “servidores”. Una pagina di storia che è anche un bellissimo esempio di come una ragazzina con dei limiti (le sono state diagnosticate la sindrome di Asperger e il disturbo da deficit di attenzione) non si sia lasciata abbattere e non si sia data per vinta come fanno molti, malgrado le loro difficoltà siano minime. Anzi Greta è riuscita a trasformare gli ostacoli in opportunità, la diversità in ricchezza, i problemi in doni.

La coraggiosa teenager è così diventata  doppiamente  testimonial sia della campagna universale per sensibilizzare l’umanità a proteggere l’ambiente, sia della sua missione personale di dimostrare  a un mondo sempre più privo di valori che, invece di piangersi addosso, si deve andare avanti nelle giuste battaglie. Un impegno a tutto campo, senza remore né alibi cercando di far leva sulle proprie capacità e potenziandole. Una lezione di vita ma anche un manifesto “politico”. Se per politica si intende la “più alta forma di carità” (come insegnava San Paolo VI) e non la ricerca di effimera visibilità. E anche una lezione di partecipazione civica perché il futuro della Terra appartiene a tutti e non ammette deleghe in bianco. E’ un dovere, oltreché un diritto, quello di farsi sentire sulla scena pubblica per lasciare  in eredità un mondo ancora vivibile.

Macario Tinti

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