Intervento

Ecco perché è importante tutelare il nostro pianeta

La Giornata della Terra, in inglese Earth Day, è stata istituita dalle Nazioni Unite. A partire dal 1970, viene celebrata ogni anno con lo scopo di tutelare il nostro pianeta, le sue risorse naturali e le specie che lo abitano. Tale giornata, inoltre, si pone l’obiettivo di educare ed informare la cittadinanza in merito alle problematiche che affliggono quella che, Papa Francesco, in maniera molto significativa, ha definito la nostra “Casa comune”. Mi riferisco in particolare ai cambiamenti climatici, all’eccessivo depauperamento della natura e delle sue ricchezze inestimabili che, a lungo andare, sta causando l’esaurimento di elementi non rinnovabile e la scomparsa di migliaia di piante e animali.

Il tema scelto nel 2024 per l’Earth Day, significativamente intitolato “Pianeta vs. Plastica”, intende sensibilizzare le persone in merito all’impatto ambientale della plastica ha raggiunto livelli molto preoccupanti tanto che, lo slogan di quest’anno, ovvero “60 x 40”, indica la volontà di ridurre la produzione di plastica del 60% entro il prossimo 2040. A tal proposito, occorre ricordare che, la produzione eccessiva di quest’ultimo elemento e le sostanze chimiche rilasciate dalla sua decomposizione, provocano conseguente nefaste al pianeta, alla salute umana e alle specie animali.

È quindi necessario che, nel momento storico che stiamo vivendo, questa giornata, possa essere un momento di confronto per dare inizio a un cambio di paradigma che limiti sensibilmente l’utilizzo di plastica e, di conseguenza, preservi maggiormente la salute della Terra. Serve però l’impegno di tutti noi: se ogni cosa rimarrà così, le ultime statistiche ci dicono che, nel 2050, gli oceani e i mari saranno distrutti in quanto ci sarà più plastica che specie ittiche. Il nostro dovere, senza se e senza ma, è quello di scongiurare questo scenario catastrofico, trasmettendo alle giovani generazioni il valore della sostenibilità ambientale per difendere nel migliore nei modi la nostra “Casa comune”. Lo dobbiamo ai nostri figli.

Nicola Tavoletta

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