Il Testardo

O investimenti produttivi, o default dell’Italia

Qualcuno dovrà anche spiegarci se c’è qualcuno che sta lavorando per le priorità del paese. Domandarsi cosa sta avvenendo non è banale apprendendo dai media che membri del governo, annunciano senza sosta giornalmente ora questo, ora di quel provvedimento, senza che venga chiarito quali siano davvero le priorità. È la solita fiera delle rincorse tra le velleità di chi comanda e le pressioni su di loro di lobby e ‘clientes’. Infatti la lista definita urgenze è lunghissima, e man mano che si va avanti nei giorni prende sempre più le sembianze di una vasta operazione elettoralistica con la solita grande dose di assistenza che di rigoroso non ha nulla.

Un anno fa circa, il governo giallo verde ci spiegò che il reddito di cittadinanza dovesse essere un’operazione di politica espansiva e quella di quota 100 un’operazione di grande valore occupazionale: le dichiarazioni furono imperative e categoriche; i posti lasciati vuoti da persone che sarebbero andati in pensione, avrebbero lasciato spazi a giovani in ogni settore produttivo. Ma il risultato ottenuto, è solo quello di aver aggravato di molti miliardi il debito pubblico in quanto il costo esorbitante delle due operazioni sono stati finanziati assommando al grande debito italiano, altro debito. Anche in questa situazione drammatica in cui tutti i nodi stanno venendo al pettine si intende ripetere lo stesso errore distribuendo soldi a pioggia un po’ a tutti?

Spero che nel paese ci sia ancora gente con la testa a posto e libera di dire in modo stentoreo la seguente opinione: ogni soldo che ora prendiamo in prestito o viene investito con un sicuro ritorno in guadagno economico, oppure siamo destinati ad una avventura che ci condurrà dritti dritti ad un default dello Stato italiano. Significa che bisogna finanziare produzioni ad alto valore aggiunto, infrastrutture materiali e quelle fondamentali per lo sviluppo digitale, impegnarsi per un grande progetto di rinnovo della scuola italiana e dell’Università attraverso nuove tecnologie e nuovi docenti con altissimi profili tecno-pedagogici, un piano di grande portata per la logistica italiana. Certamente si potrebbe continuare ancora con altre urgenze, ma credo che non sia il caso di discuterne più di tanto almeno per due ragioni: non abbiamo tanto tempo da perdere, non abbiamo tante risorse e ci conviene concentrarci su pochi fronti e decisivi per rimettere in moto l’economia in Italia, all’unica condizione che i decisori pensino più a come risollevare l’Italia, piuttosto che ai loro consensi elettorali. Alla fine dopo tante discussioni vuote e prive di verità, l’Europa ha fatto bene la sua parte, vediamo se in Italia si saprà fare altrettanto bene l’interesse degli italiani.

Raffaele Bonanni

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