Eccoti Johnson che, dopo l’agognata Brexit, presenta urbi et orbi la nuova normativa di ingresso immigratorio in Gran Bretagna. Niente più visto se non si conosce l’inglese, se non si ha una una proposta di lavoro specializzato. Bisognerà conoscere come la normativa verrà delineata riguardo il livello necessario di conoscenza della lingua e quale sarà il grado di specializzazione per essere idonei alla residenza. Ma credo che nessuno si possa illudere che i criteri saranno blandi; anzi sicuramente il premier inglese sarà interessato a dare un segnale all’altezza dei suoi elettori ‘brexisti’ che vogliono che Albione riconquisti la dignità imperiale nella illusione così di riconquistare il bel tempo antico perduto. Si sa: quando il peso della storia ricorda giornalmente che le cose sono cambiate in soli 50 anni sono radicalmente cambiate nel ruolo internazionale come nell’economia, non c’è di meglio che dare la sensazione al popolo della possibile riconquista delle cose andate attraverso segnali forti. Dal nostro punto di vista, invece, che dire… Il Regno Unito non vuole più ragazzi europei che si recano a Londra ed altrove per imparare l’inglese lavorando nei bar, negli hotel o nel terziario? Ce ne faremo una ragione! Si potrà in alternativa andare a Dublino, forse in Scozia ad Edimburgo e magari nel centro del Mediterraneo a Malta. Spero che l’Europa non ripaghi gli inglesi con la stessa moneta. Non perché al pari loro non abbiamo grandi nobiltà da rimpiangere; ma perché sinora ( e speriamo anche in futuro), non siamo arrivati al punto di vendere l’anima, pur di dare segni di esserci. Finora con i tanti inglesi che si recano per tempi lunghi in Italia per lavorare e conoscere l’Italia, è stata una eccellente esperienza. Vogliamo essere convinti che sono migliorati loro, come d’altronde noi: la convivenza tra popoli e culture ha sempre prodotto il bene. Siamo anche certi che i tantissimi giovani che hanno finora lavorato ed affollato le strade del centro londinese di sera, hanno aiutato la loro economia, come hanno reso sinora Londra la città dei giovani d’Europa.
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