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La vita come mistero, dono e responsabilità

Domenica 4 febbraio si celebra la Giornata Nazionale della Vita sul tema proposto dal Consiglio Episcopale Permanente della Cei: “La forza della vita ci sorprende. Quale vantaggio c’è che l’uomo guadagni il mondo intero e perda la sua vita? (Mc 8,36)”. Tale Giornata fu istituita nel lontano 1978 come risposta all’approvazione della famosa e discusa Legge 194 sull’aborto. Ed è giusto che la Chiesa, facendosi interprete dei gravi problemi emergenti nel nostro tempo, abbia dedicato una Giornata alla riflessione sul tema della vita come mistero, come dono, come responsabilità.

La Giornata della Vita

Leggiamo nel messaggio dei vescovi: “Sono numerose le circostanze in cui si è incapaci di riconoscere il valore della vita tanto che, per tutta una serie di ragioni, si decide di metterle fine o si tollera che venga messa a repentaglio”. E qui il discorso coinvolge l’intera società cosiddetta civile che detta regole non sempre rispettose della vita. Quante vite sono negate. Basti pensare ai migranti, alle tante donne che sono, potremmo dire, “ostaggio” anche all’interno della propria famiglia, perdendo così la possibilità di vivere liberamente. E dobbiamo purtroppo aggiungere anche i disabili e gli anziani, la cui vita viene quasi giudicata indegna di essere addirittura vissuta. Tanto da essere proposto, come gesto, umanitario, il suicidio assistito o la morte procurata.

Un valore eterno

In questi ultimi mesi abbiamo assistito a vari episodi con scontri verbali sulle pagine dei giornali e sui canali televisivi con pareri discordanti e contrapposti sul significato del valore della vita, sin dal primo concepimento. E non mancano cronache che ci raccontano di abbandoni di neonati. Tutto ciò è triste.

Quando l’abate francese Vincenzo de’ Paoli (1581-1660) – siamo verso il 1600 – presentando a un gruppo di signore addette alle opere assistenziali un involto contenente un neonato abbandonato dalla giovane madre, chiese chi fra esse fosse disposta ad interessarsi di quella creatura. Ne ebbe un’esclamazione di sdegno ed immediato rifiuto di interessamento per quell’esserino “frutto del peccato”. Eppure Dio continuava a considerare anche quel “frutto del peccato” una Sua creatura.

La dignità della vita

Su questo argomento, che dovrebbe scuotere ogni coscienza a prescindere dalle proprie convinzioni religiose, si discute continuamente. Tutti gli esseri umani, vale la pena ribadirlo, hanno diritto a vivere. E la loro vita dev’essere rispettata e amata sempre, in ogni cultura e comunità che voglia chiamarsi civile. Scrivono ancora i vescovi: “Quando, poi, si stabilisce che qualcuno o qualcosa possiede la facoltà di decidere se e quando una vita abbia il diritto di esistere, arrogandosi per di più la potestà di porle fine o di considerarla una merce, risulta in seguito assai difficile individuare limiti certi, condivisi e invalicabili”.

Un dono di Dio

Ancora una volta dobbiamo ribadire quanto sia essenziale e necessario favorire una cultura della vita. Difendere e promuovere la vita è un grande investimento che l’uomo e l’umanità possono e devono fare, non solo per il futuro, ma subito nel presente. Papa Francesco, nel discorso all’associazione Scienza&Vita, tenuto il 30 maggio del 2015, ci ricordava che il “il grado di progresso di una civiltà si misura dalla capacità di custodire la vita, soprattutto nelle sue fasi più fragili”. Si vuole richiamare soprattutto i credenti a riflettere sul fatto e sulla certezza che la vita è un dono di Dio, e come tale dev’essere considerata, in qualsiasi situazione e per questo va sempre difesa in ogni circostanza.

Gualtiero Sabatini

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