Editoriale

Il valore sociale del ritorno in classe degli studenti

In questi giorni le classi scolastiche tornano a popolarsi in tutta Italia di studenti e studentesse. Un momento carico di valori ed emozioni per gli individui e la comunità. Fare scuola in presenza significa tornare alle relazioni quotidiane con i compagni di classe e con i docenti, incrociare volti e non schermi, ascoltare l’emozione delle voci non filtrate dall’audio di un dispositivo, riscoprire la bellezza dei volti e riprendere a guardarsi negli occhi per crescere insieme. Tornare alla presenza significa uscire dalla bolla cui ci ha costretti la pandemia e vivere la scuola nella sua pienezza.

La scienza ci sta regalando questo ritorno alla vita. I vaccini, infatti, frutto dell’ intelligenza e della ricerca dell’uomo, stanno permettendo il superamento progressivo di una crisi pandemica che ha sorpreso il mondo intero e ha posto dinanzi ai nostri occhi la fragilità della condizione umana. La crisi che speriamo di lasciarci quanto prima alle spalle ci sta insegnando tanto, e abbiamo il dovere di farne tesoro.

Ma questa crisi ci sta anche segnando. Tanti nostri conoscenti, amici e parenti ci hanno lasciato, la malattia e il lutto sono entrati nelle nostre abitazioni, il senso precario del vivere è divenuto tangibile. Un virus invisibile all’occhio umano ha stravolto tradizioni e abitudini, modi di vivere e di lavorare. Ma non solo: abbiamo scoperto quanto siano essenziali alla nostra vita la relazione e la vicinanza fisica, gli abbracci ed i sorrisi, le pacche sulle spalle e le strette di mano. Abbiamo imparato che nessuno si salva da solo e che tutti, nel bene come nel male, siamo interconnessi. Abbiamo riscoperto il nostro essere relazione e in relazione.

Per tali ragioni il ritorno tra i banchi in presenza quest’anno ha tutto il sapore di una vittoria. Sì, la vittoria della scienza sulla malattia, della vita sulla morte, della relazione sulla solitudine, della presenza sulla virtualità. Le discipline studiate nelle scuole in modi differenti conducono alla bellezza e creano cultura e progresso. Auspichiamo che lo studio appassionato e zelante sia la migliore risposta agli interrogativi e che gli studenti e le studentesse siano protagonisti attivi della ripresa già iniziata.

Mariangela Gualtieri, poetessa nostra contemporanea, ha scritto versi bellissimi su quanto abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo: “È portentoso quello che succede. E c’è dell’oro in questo tempo strano. Forse ci sono doni. Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo“. Il ritorno tra i banchi sia l’inizio di un modo più umano ed autentico di stare insieme e di vivere le relazioni, un modo più fraterno. Questa è una delle “pepite d’oro” che questo tempo ci consegna.

mons. Michele Pennisi

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