Editoriale

La radice di ogni cambiamento

Mi sono confrontato con il Siracide del vecchio testamento attraverso la “scrutatio” che mi ha spinto ad approfondire un versetto che mi ha molto colpito: “La radice di ogni cambiamento è il cuore da dove derivano bene e male, vita o morte”. Mi ha impressionato come così semplicemente si possano descrivere grandi verità che riguardano la condizione degli uomini in ogni generazione fino ai nostri giorni.

Naturalmente, riferendosi al nostro cuore umano, organo fisiologico del nostro corpo, nel Nuovo e Vecchio testamento ci si riferisce al cuore come realtà che designa ogni persona nell’unita della sua coscienza, della sua intelligenza, della sua libertà, della sua interiorità, della sua capacità di pensiero. Dunque un ‘cuore’ libero, sostenuto da queste innegabili qualità basiche, non può che spingerci a fare bene nelle varie nostre attività quotidiane.

Ma la vita tumultuosa moderna, non ci da il tempo per la profondità e per il pensiero, cosicché la ricerca di interiorità tanto importante per lo sviluppo di quella sensibilità che tiene sveglia la  coscienza, ci può facilmente allontanare dalla spiritualità tanto necessaria per prendersi cura di noi stessi e degli altri della nostra Comunità; di guardare alla sacralità del creato come bene a noi affidato da custodire, di dare un senso alla storia di ogni generazione.

Possiamo allora dire, che questo è il tempo di un cambiamento che soffoca la ricerca delle virtù che si ottengono attraverso la collaborazione intensa tra simili sostenuta dai principi di solidarietà ed orientata a ottenere avanzamenti insieme. L’idea che è la comunità che progredisce attraverso l’impegnò di tutti che permette a ciascuno di goderne frutti stabili e giusti, è osteggiata dai nuovi poteri.

Si contrappone e si afferma in questi tempi, la ricerca solitaria di ciascuno delle libertà individuali che non devono avere alcun limite, ed avviene in concomitanza dello sviluppo della tecnica dominata da un sistema capitalistico non più fondato sull’impresa  industriale. Un capitalismo che attraverso le tecnologie digitali mobilita servizi collegati alle singole persone, i cui guadagni stratosferici a dimensione mondiale, permettono loro di dominare la finanza, la politica ed oramai anche le abitudini e le scelte delle persone avendo a disposizione i mezzi potentissimi della dominante diffusione della informazione e della cultura.

L’umanità corre un rischio grave sia riguardo la propria identità, che per la perdita di orizzonti di Democrazia partecipata garantita dall’equilibrio di potere pesantemente compromesso tra quello posseduto dalla gente comune e quello dei nuovi potenti su scala globale. Se i principi fondanti vengono posti sotto assedio, vengono dissipati i patrimoni di libertà e di protagonismo collettivi, per fare largo a diritti individuali slegati dalle proprie responsabilità e bisogni altrui, che conducono alla disumanizzazione ed alla crescita di poteri non responsabili.

Ecco allora che questo è il tempo di costruire su nuove basi il mondo dei prossimi giorni, aggrappandoci alla radice di ogni cambiamento: il nostro cuore. Un ‘cuore’ che spinge a guardare dentro di noi alla vocazione che abbiamo come persona nata per la vita. Un cuore sensibile alla libertà ed al benessere di tutti come condizione per la pace e lo sviluppo integrale della persona non slegato dalla sua Comunità.

Raffaele Bonanni

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