Editoriale

Il riordino degli organismi di parità in Italia

Le politiche per la promozione e la realizzazione di un sistema paritario e basato sul concetto di pari opportunità stanno diventando sempre più centrali nel dibattito sulla ripresa e la resilienza del nostro Paese. Non si può guardare più al futuro dell’Italia senza far leva su tutte le risorse e le potenzialità che essa possiede, sarebbe come incamminarsi verso un traguardo con il freno a mano azionato, con il rischio di mancare ancora una volta – e forse per sempre – una grande occasione come quella che oggi abbiamo dinanzi.

In questo si inserisce anche il tema del riordino e del rafforzamento degli organismi di parità – oggi materia molto articolata – deputati alla programmazione, pianificazione, vigilanza e intervento sulla corretta realizzazione di questi principi anche nel mondo del lavoro.

Il dibattito attuale si concentra in particolare sulla necessità da tutti condivisa di riordino degli organismi che sono divenuto poco funzionale, ciò grazie anche al cospicuo taglio di risorse finanziarie che nel corso degli ultimi anni hanno di fatto esautorato alcuni di questi organismi rendendoli poco produttivi. Tra le soluzioni individuate, a riguardo, rimanderebbe ad una nuova Entità o Autorithy, da collocare presso l’Antitrust, più funzionale e in grado di intervenire con più decisione e più efficacia.

A questo proposito, senza pregiudiziali ne contrarietà rispetto agli obiettivi di razionalizzazione e semplificazione degli Organismi di Parità purché realizzati fuori dalla logica del “ridimensionamento/impoverimento” del tema stesso della parità sul lavoro così come in altri ambiti della vita sociale, politica ed economica del Paese. D’altro canto il mancato Ministero per le Pari Opportunità, magari anche con portafoglio, incide negativamente sui progressi realizzati in materia attraverso tagli sistematici alle risorse destinate alle politiche di pari opportunità e di non discriminazione uomo-donna, alle azioni positive e alle misure di sostegno alla conciliazione nonché agli stessi Organismi di Parità la cui “riforma” va pensata senz’altro nell’ottica dell’efficienza e dell’efficacia.

A riguardo, l’impegno dovrà essere di presidiare con attenzione gli effetti che la riorganizzazione e gli interventi che saranno messi in atto potranno produrre nel tempo e comunque nella speranza che gli stessi non determinino una ulteriore battuta di arresto sulle politiche di parità e pari opportunità tra uomini e donne sul lavoro di cui il Paese ha invece bisogno e la stessa Europa raccomanda di rafforzare.

La collocazione presso l’Antitrust del nuovo Organismo/Autorithy, sicuramente potrà avere effetti benefici in termini di controllo e sanzione, ma c’è bisogno di non staccare completamente la materia dal suo alveo naturale, il Ministero del Lavoro, perché comunque occorrerà conservare quella rete di organismi già in essere che si caratterizzano per capacità d’intervento sul territorio, così come occorre trovare o confermare un luogo di confronto con le organizzazioni della società civile, associazioni e organizzazioni sindacali e datoriali, non solo per intervenire e rendere esigibili gli obblighi di legge ma anche e soprattutto per prevenire ogni forma di discriminazione, anche a livello culturale ed educativo di genere tenendo in debito conto anche delle discriminazioni multiple, cioè sia quelle intergenerazionali e interculturali.

Liliana Ocmin

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