Editoriale

Addio agli opportunismi: serve un nuovo tempo per l’Europa

È proprio vero che i grandi cambiamenti nella vita dei popoli avvengono durante e a ridosso delle grandi avversità. Le forti emozioni che provoca, che sfide che propongono, il crollo delle certezze, rendono le persone (almeno quelle più sensibili, responsabili e più aperte) in grado di osare scelte che in altri momenti non farebbero; infatti nelle grandi avversità, i rischi che si correrebbero vengono sempre paragonati a quelli a cui si va incontro restando immobili. A tale proposito, vediamo quello che è accaduto in Europa in conseguenza della pandemia.

Appena quattro mesi fa la UE era ritenuta defunta, completamente screditata rispetto alle cancellerie dei paesi più potenti del mondo, incapace di qualsiasi iniziativa diplomatica ed economica, non in grado provvedere alla sicurezza regionale della sua area; era persino in difficoltà nel tenere a bada le numerose spinte euroscettiche all’interno della UE, dopo la sciagurata Brexit. Ma ecco che la pandemia ha messo le cancellerie di fronte alle loro responsabilità dopo l’emergenza sanitaria, e conseguentemente con il lockdown quella economica.

Tale preoccupante contingenza, unitamente alle evidenti crescenti ‘pressioni’ soprattutto di cinesi, russi, e talvolta anche degli Usa, che hanno dato più che l’impressione di approfittare per soffiare sui carboni ardenti dei malumori interni al vecchio continente, per rendere irreversibile la sua incapacità a svolgere qualsiasi ruolo vitale, per reazione ha fatto germogliare idee e propositi alquanto positivi. Così si è generata improvvisamente una nuova consapevolezza che ha prodotto un programma economico di portata straordinaria mai visto in Europa come quelli decisi giorni fa.

Questa felice novità di vitalità, ha innescato un processo mirato a far evolvere l’Europa come istituzione. È così che alleanze e le posizioni politiche si sono fortemente modificate attraverso il manifestarsi dell’asse Franco-Italo-spagnolo, e con la Germania che ha abbandonato posizioni di cautela per  intestarsi il cambiamento. Insomma, complice il clima di grande apprensione per le sorti future, le classi dirigenti hanno trovato il coraggio di azzardare l’eventuale dissenso popolare, rischio che in altri momenti mai avrebbero saputo fronteggiare. Anche nel nostro paese, molto diviso politicamente da lustri e lustri si incomincia a notare un significativo cambiamento nel confronto anche tra parti storicamente molto contrapposte.

Prendiamo spunto dalla iniziativa politica del nostro governo a Bruxelles per gli aiuti economici e i risultati eccellenti ottenuti. L’opposizione, almeno quella rappresentata da Fratelli d’Italia e Forza Italia, ha avuto modo di esprimere giudizi positivi e di incoraggiamento, legati per principio agli interessi generali degli italiani. Un grande cambiamento che lascia molto sperare su un cambiamento necessario se confrontiamo questi segni al passato di muro contro muro che dura da più di vent’anni del bipolarismo contrappositivo, a testimonianza della lunga e dannosa stagione di litigi consumata con danni gravissimi per gli interessi generali.

Chi può dimenticare circostanze che indifferentemente hanno visto sinistra e destra trascinare il paese in un gorgo profondissimo di contrapposizioni sterili, mentre le famiglie attendevano coesione interna per fronteggiare i rischi o occasioni importanti che si presentavano. Dunque i grandi cambiamenti sono sotto i nostri occhi e possono in potenza offrire a tutti noi grandi opportunità. Allora, la nostra speranza ed impegno, dovrà essere quella di volere e potere riassorbire tutte le negatività prodotte dai nostri miseri opportunismi del passato, ed alimentare una nuova stagione che si prospetta al nostro orizzonte. È da tempo che c’è attesa di un tempo nuovo, e questo dipende anche da ciascuno di noi.

Raffaele Bonanni

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