Ciò che papa Francesco rappresenta per l’umanità in pandemia va al di là dell’appartenenza religiosa e ne fa il portavoce universale degli ultimi. Il Pontefice colloca la Chiesa sulla scia dei “contemplativi che sono sostegno per i deboli. Fari che segnalano il porto. Fiaccole che illuminano la notte. Sentinelle che annunciano il nuovo giorno“.
prettamente biblico. Nella costituzione conciliare “Lumen Gentium“, il secondo capitolo porta come titolo “Il Popolo di Dio”. Una prospettiva che permise al Concilio di superare la visione piramidale e clericale propria del modello di Chiesa-istituzione. Dei membri
di questo Popolo disse, appunto, che “i battezzati vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo”. Che partecipano pure “dell’ufficio profetico di Cristo”. E che “la totalità dei fedeli, avendo l’unzione che viene dal Santo, non può sbagliarsi nel credere”. E “manifesta questa sua proprietà mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il popolo”. Inoltre, seguendo la stessa logica, nel capitolo quarto, dedicato ai laici nella Chiesa, asserì solennemente che nel Popolo di Dio che è la Chiesa “vige fra tutti una vera uguaglianza riguardo alla dignità e all’azione comune a tutti i fedeli nell’edificare il corpo di Cristo“.
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