Editoriale

L’eredità dei padri fondatori della Repubblica cattolici

La Festa della Repubblica ricorda il 2 giugno del 1946, cioè il giorno in cui gli italiani sono stati chiamati a votare, dopo tanti anni di dittatura fascista, sia per eleggere l’Assemblea costituente che per sciogliere la questione istituzionale, ossia l’alternativa tra monarchia e repubblica, scegliendo la repubblica. È il giorno in cui il popolo italiano ha posto le fondamenta della nuova stagione storica dell’Italia, cominciata allora e durata fino ad oggi. Una lunga stagione di democrazia che ha rappresentato una novità piena di rischi ma, nel complesso, il risultato è molto felice perché il paese, dal 2 giugno 1946, è molto cambiato in meglio.

Il ruolo dei cattolici nella fondazione della Repubblica è stato molto importante. A differenza del primo dopoguerra, i cattolici si sono schierati in gran numero per la democrazia. Prima hanno fatto parte del Comitato di Liberazione Nazionale, l’organismo che raccoglieva i partiti antifascisti, e in seguito hanno fondato un loro partito, la Democrazia Cristiana, che è risultato il primo nelle elezioni del 2 giugno 1946. Grande è stato il loro apporto alla nuova Costituzione entrata in vigore nel 1948. I cattolici sono stati insomma fondamentali per disegnare l’architettura del nuovo stato democratico e, la loro cultura politica continua, fino ad oggi, a costituire uno dei riferimenti più importanti della vita pubblica italiana.

Credo che l’insegnamento fondamentale da trarre dai giorni in cui è fondata la repubblica sia che, per far sì che ci sia democrazia, ci deve essere comunità. Gli italiani sono usciti dal totalitarismo fascista e dalla tragedia della guerra divisi ma anche uniti. Divisi perché è giusto che ci siano tante opinioni diverse, che ci sia cioè il pluralismo, questo è il sale della democrazia. Però, gli italiani hanno tratto dalla lezione amara dei loro errori e anche una fortissima volontà di costruire insieme una nuova casa comune. C’era bisogno di collaborare per rimuovere le macerie fisiche, ma anche morali, lasciate dal fascismo e dalla guerra. L’Italia del dopoguerra è stata animata da una grande speranza di voltare pagina e di costruire un Paese nuovo e ciò ha unito molto gli italiani. Le grandi sfide di questi anni, prima la pandemia, poi la guerra e le difficoltà dell’economia, ricordano agli italiani che, il confronto tra le opinioni diverse, è fondamentale, ma deve avvenire con la consapevolezza di fare tutti parte di una casa comune. Questa è l’eredità che abbiamo ricevuto dai padri fondatori della repubblica e, in particolare, dai padri fondatori cattolici.

Agostino Giovagnoli

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