Certo il vertice Nato, ha avuto il suo peso. E peserà anche nelle prossime settimane, ridefinendo una parte dello scenario europeo. Non un modo netto, ma creando il solco entro il quale muoversi per l’approdo definitivo, gettando i semi di una nuova alleanza atlantica. Le giuste garanzie all’Ucraina per favorire la pace e una maggiore attenzione al Mediterraneo, tema su cui l’Italia è un attore centrale, sono i titoli di testa del lavoro portato a casa dalla premier, Giorgia Meloni. Ma nella conferenza stampa che si è tenuta al termine del vertice della Nato a Vilnius, in Lituania c’è stato un lungo confronto con la stampa, nel corso del quale hanno avuto ampio spazio i tanti temi caldi della politica interna, durante il quale la Meloni ha anche annunciato un appuntamento molto atteso, ovvero la sua visita negli Stati Uniti che culminerà il 27 luglio con l’incontro alla Casa Bianca con il presidente Joe Biden. Dunque un quadro complessivo particolarmente ricco e articolato, dove le connessioni fra interno ed esterno, labili all’apparenza, in realtà sono state molto strette.
Ovviamente bisogna partire dalla Nato che ha preso decisioni importanti, frutto di un lavoro comune, un risultato di cui l’Italia è soddisfatta, spiega la Meloni: “Siamo riusciti a far capire i nostri punti di vista non solo in qualità di interesse nazionale, ma nell’interesse dell’Alleanza”. “Abbiamo rivendicato il nostro ruolo nell’Alleanza e l’attenzione che va data al fianco orientale ma chiesto anche maggiore attenzione al fianco Sud”, sostiene la premier, specificando che non si tratta di un problema italiano ma europeo e riguarda quindi anche la Nato. “Lo abbiamo condiviso anche con il segretario generale Stoltenberg“, spiegando poi la stretta interconnessione che il conflitto in corso in Ucraina ha avuto proprio sui Paesi del Mediterraneo e sull’Africa. “L’Africa è uno dei quadranti in cui si vedono ogni giorno le conseguenze del conflitto ucraino, creano elementi di instabilità”, evidenzia la Meloni, secondo la quale “questo si ripercuote anche da noi, in Europa, perché siamo i vicini più prossimi”. In questo contesto, quindi, è importante favorire il percorso di adesione dell’Ucraina all’Alleanza atlantica ma ciò potrà avvenire solo quando le condizioni lo permetteranno, e fra queste condizioni c’è soprattutto la conclusione del conflitto. Per raggiungere quest’obiettivo, tuttavia, secondo, la Meloni, sono necessarie “adeguate garanzie di sicurezza per l’Ucraina”, senza le quali “sarà molto difficile arrivare alla pace”.
Fra luci e ombre, più le prime delle seconde, il vertice Nato può considerarsi un buon risultato per l’Italia, soprattutto per il lavoro volto dalle diplomazie. Come sempre, però, sarà la prova sul campo a dire come stanno le cose, dimostrando se la bilancia sia in equilibrio oppure no. Troppe, ad oggi, sono le variabili sul tavolo rispetto al processo di pace fra Russia e Ucraina, come non è del tutto netta, la posizione rispetto all’ingresso nella Nato del Paese aggredito da Mosca. Quanto all’approccio sull’immigrazione, altro capitolo forte del vertice, questo deve essere diverso ed è il motivo per cui, agli occhi di molti italiani, “non siamo risolutivi sul tema” ma “io preferisco metterci di più per trovare una soluzione strutturale”, ha detto la premier. “E’ una delle materie cui mi dedico con maggiore attenzione e si iniziano a vedere i risultati”, spiega la premier, certificando un deciso cambio di passo sull’argomento. E questo potrebbe essere elemento chiave per la politica del governo rispetto all’Europa, creando i presupposti per una visione meno ideologica e più pragmatica, allargando l’orizzonte ad un dialogo più franco con Francia e Germania. E questo sarebbe un grande risultato anche se in grado mettere in crisi i rapporti con alcuni Paesi dell’Est, ma sono prezzi da sostenere, se davvero si vuole ottenere il massimo risultato.
Quanto al fronte interno, tema caldo della conferenza stampa, un passaggio merita sicuramente la massima attenzione. Parlando della situazione in cui è coinvolto il figlio della seconda carica dello Stato, denunciato per violenza sessuale, la premier tira dritto, senza alcuna esitazione: “Voglio dire che comprendo molto bene da madre la sofferenza di Ignazio La Russa, anche se non sarei intervenuta nel merito della vicenda. Io tendo a solidarizzare per natura con una ragazza che ritiene di denunciare e non mi pongo il problema dei tempi”. Una presa di posizione netta, anche se poi aggiunge che servirà “capire esattamente cosa sia accaduto e qui davvero mi auguro che la politica possa restarne fuori”. Riguardo al conflitto in atto tra governo e magistratura, poi, Meloni dichiara di “identificarsi” con la nota ‘fonti di Palazzo Chigi’ con cui la scorsa settimana è stato sottolineato che “è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione” e “inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”. Dal fronte europeo a quello interno il passo è sempre molto breve, anzi brevissimo.
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