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I giovani della diocesi incontrano il cardinal Simoni

Il 21 ottobre al Circolo di San Vittore di via Rosmini a Verbania andrà in scena un incontro di preghiera presieduta dal vescovo di Novara, monsignor Franco Giulio Brambilla.

La testimonianza del cardinale che fu martire

L'ospite speciale dell'evento, che racconterà la sua testimonianza ai giovani presenti, sarà il cardinale Ernest Simoni. Il porporato albanese visse sulla propria pelle la sofferenza della persecuzione per la sua fede negli anni del regime comunista: dal 1963 al 1990 fu recluso in carcere, colpevole soltanto di amare Cristo durante la dittatura ateista di Enver Hoxha. Ai suoi secondini, nella notte di Natale del 1963 in cui fu arrestato, il cardinal Simoni rispose: “Per Cristo sono indegno, sono pronto a morire”. I 28 anni di persecuzione subita all'interno delle prigioni albanesi dal cardinal Simoni sono stati raccontati nel libro “Dai lavori forzati all'incontro con Papa Francesco” di Mimmo Muolo.

Cinque nuovi diaconi

Monsignor Franco Giulio Brambilla, organizzatore dell'incontro nell'oratorio di Verbania, ha ordinato pochi giorni fa cinque nuovi diaconi nella diocesi: Riccardo Crola, Manuel Cesare Spadaccini, Alessandro Ghidoni, Diego Lauretta e Andrea Lovato. Durante la cerimonia, il presule ha pronunciato un'omelia in cui ha sottolineato: “Vi auguro che voi cinque siate stati, durante il vostro cammino, persone che si sono lasciate guardare il cuore, e hanno aperto il cuore per lasciarselo guardare, altrimenti ci si può anche nascondere!” “Il primo nascondimento – ha continuato monsignor Brambilla – la prima maschera è costruita da se stessi e per se stessi. Solo se non ci si nasconde, si entra nella libertà e nella gioia, nel cammino della vocazione, senza avere alcun dubbio! Sennò, poi, rimangono sempre i dubbi, se uno non si è lasciato guardare nel cuore! Lo auguro anche ai molti qui presenti che faranno scelte diverse dal sacerdozio, visto che, di per sé, questo avviene anche tra marito e moglie. Il cuore non è solo il sentimento“. Sulla funzione che andranno a svolgere, monsignor Brambilla ha spiegato: “Il diaconato è prevalentemente il ministero della carità che non si lascia alle spalle diventando preti o vescovi. Dobbiamo imparare anche dalla carità dei nostri genitori, dei nostri nonni, delle persone che ci hanno voluto bene, le quali ci hanno insegnato questa cosa: “che si possono fare molti gesti di carità, ma ciò che conta è il seguente movimento; se facendo questi gesti di donazione, non affermo il mio io, ma faccio crescere buone relazioni.

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