Abbiamo sentito che siamo stati accolti grazie al Papa e quindi siamo fiduciosi che tutto andrà bene”. Sono le parole, piene di gratitudine, pronunciate dal 25enne eritreo Josief Kesete, uno dei migranti sbarcati dalla nave Diciotti e accolti in Italia grazie all'impegno della Cei, della Comunità Papa Giovanni XXIII e delle diocesi italiane.
Kesete è tra gli accolti in Casa Suraya, il centro di accoglienza gestito dalla cooperativa “Farsi Prossimo” per conto di Caritas Ambrosiana all’interno del complesso di proprietà dell’Istituto delle Suore della Riparazione, dove il giovane è giunto con altri migranti suuoi connazionali: 4 uomini e 4 donne, tutti di nazionalità eritrea. Il gruppo era stato precedentemente ospitato a Rocca di Papa dopo lo sbarco dall’incrociatore della Guardia costiera italiana “Diciotti”.
“In Libia – racconta Kesete ripreso da Sir – sono salito a bordo di una vecchia barca in legno, malmessa, insieme ad oltre 190 persone. Dopo due giorni e due notti di navigazione con il mare grosso, siamo stati salvati dalla nave della Guardia costiera. A bordo l’equipaggio italiano ci ha trattato benissimo. Ma quando siamo arrivati in porto il capitano ci ha detto che il governo non ci voleva”, ha spiegato.
La storia di Josief è terribile e al contempo simile a quella di migliaia di tanti africani passati per l'inferno dei lager libici. Il giovane hainfatti raccontato di essere partito dall’Eritrea ben tre anni fa, di avere pagato 5mila euro ai trafficanti e di avere subito violenze e torture e di avere visto morire molti suoi compagni. “Sono stato fortunato. Altri sono stati rapiti e hanno dovuto pagare due o tre volte il riscatto. Altri non avevano i soldi e non ce l’hanno fatta”.
“Tutti gli 8 migranti resteranno per il momento a Casa Suaraya dove ci sono tutte condizioni per fare le visite mediche di rito e capire le loro aspettative. In base alle loro caratteristiche definiremo la destinazione migliore”, ha spiegato alla stampa Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana di Milano, sottolienando anche l’impegno a un “inserimento dignitoso per loro ma anche positivo per le nostre comunità”. Il direttore ha infine specificato che i costi dell’accoglienza dei nuovi ospiti saranno a totale carico della Chiesa.
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