Diabolerie

L’orrore di chi si arricchisce illecitamente sulla tragedia collettiva. “Il Covid è proprio un buon affare”

“Sto coronavirus è stato proprio un buon affare”. Così parlava al telefono, ignaro di essere intercettato dalla Guardia di Finanza di Rimini perché tra soggetti già colpiti da sorveglianza speciale per camorra, il gestore di un’azienda operante nel settore delle pulizie. Indagato per intestazione fittizia insieme ad altre tre persone. Quando, con il primo lockdown, tutto è cambiato a causa della pandemia, la sua ditta si era riconvertita in sanificazioni anti Covid-19 in pubblici esercizi, con attività tra Rimini e Pesaro. Un business, secondo le fiamme gialle, ingente.

Il Covid come occasione di riciclaggio

“Posso fare dalle 10 alle 12 sanificazioni al giorno. Mi chiamano continuamente solo per quelle”, confidava al telefono l’indagato. I nucleo di Polizia economico finanziaria di Rimini ha portato a termine un’operazione finalizzate al contrasto di intestazioni fittizie e tentativi di infiltrazione della criminalità nell’economia legale della provincia romagnola. Ha eseguito il decreto di sequestro preventivo della ditta di Pesaro. E ha svolto diverse perquisizioni a Rimini e a Trento. È emerso infatti che, pur se intestata ad altra persona, l’impresa di pulizie era riconducibile all’imprenditore originario di Napoli. Il quale risulta, secondo gli investigatori, già coinvolto nel 2014 nell’operazione anti-droga denominata “Drugstore condotta dagli stessi finanzieri riminesi.

Il business delle sanificazioni

Nel 2016 era stato sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale e suo fratello è ritenuto affiliato a un clan camorristico. La ditta di pulizie, secondo quanto emerso, ha avuto tra i suoi committenti bar, ristoranti e alberghi che dopo il lockdown per poter riaprire dovevano sanificare i locali dall’eventuale presenza di coronavirus. Il nucleo di Polizia economico finanziaria di Rimini si è mosso coordinato nelle indagini dal sostituto procuratore Paola Bonetti.E ha scoperto il business criminale.

“Buon affare”

Per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali (ad aprile in piena emergenza Covid-19) l’imprenditore era divenuto socio occulto di una ditta individuale. Un’impresa operante nel settore delle sanificazioni delle autovetture, degli esercizi commerciali e degli hotel a Rimini e a Pesaro-Urbino. Aveva partecipato agli utili e aveva utilizzato le autorizzazioni rilasciate alla stessa. L’indagato rilasciava certificazioni e fatture, grazie alla ditta individuale intestata fittiziamente a terzi. Uno schema, ricostruito nel corso delle indagini, risultato particolarmente redditizio tant’è che l’indagato, nel corso di alcune intercettazioni telefoniche, compiacendosi per il suo fiorente giro d’affari aveva sovente definito il coronavirus “un buon affare”.

Gianluca Franco

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