Dopo la strage del 26 giugno in Tunisia sono aumentate le misure di sicurezza e proprio a Kalaa Kebira (Sousse) a causa dell’applicazione del provvedimento del governo che ha chiesto la chiusura delle moschee, non sono mancate le proteste.
Nella provincia infatti alcuni manifestanti hanno lanciato pietro contro la polizia che è intervenuta con i gas lacrimogeni per disperdere la folla. La chiusura di 80 moschee però fa parte del piano antiterrorismo adottato in Tunisia dopo l’attentato dello scorso venerdì, ed è stato fortemente voluto dal governo per prevenire la diffusione di idee estremiste.
Intanto proprio ieri le autorità hanno confermato la morte di Seifallah Ben Hassin, leader di Ansar al Sharia che avrebbe ispirato l’attacco. L’uomo infatti dopo aver vissuto tre anni a Londra dove è diventato un seguace del predicatore Abu Qatada. Una volta tornato in patria ha formato i suoi adepti, tra i quali era presente anche l’assassino di Sousse.
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