L’avvicinamento al Giubileo è parte di un cammino profondo, che ci chiama in causa in quanto credenti. Papa Francesco lo ricorda al termine dell’Angelus, chiedendo che i mesi che ancora ci separano dall’apertura della Porta Santa siano caratterizzati dall’intensificarsi della preghiera, “per prepararci a vivere bene questo evento di grazia e sperimentarvi la forza della speranza di Dio”. Per questo, a partire da oggi, inizierà “l’Anno della preghiera, cioè un anno dedicato a riscoprire il grande valore e l’assoluto bisogno della preghiera nella vita personale, nella vita della Chiesa e del mondo”.
Quella stessa preghiera che, ancora una volta, il Papa chiede di indirizzare all’unità dei cristiani, nonché alla pace “in Ucraina, in Israele e in Palestina, e in tante altre parti del mondo”. Laddove, a soffrirne la mancanza, “sono sempre i più deboli. Penso ai piccoli, ai tantissimi bambini feriti e uccisi, a quelli privati di affetti, privati di sogni e di futuro”.
La vocazione dei primi discepoli era, sostanzialmente, quella che sarebbe stata poi caratteristica dei credenti delle epoche successive: “Quella di chiamare altri a unirsi alla sua missione è una delle prime cose che Gesù compie all’inizio della vita pubblica: si avvicina a dei giovani pescatori e li invita a seguirlo per ‘diventare pescatori di uomini'”. Un’indicazione importante, poiché ci rivela come il Signore ami ” coinvolgerci nella sua opera di salvezza, ci vuole attivi con Lui, ci vuole responsabili e protagonisti. Un cristiano che non è attivo, che non è responsabile nell’opera dell’annuncio del Signore e che non è protagonista della sua fede non è un cristiano”.
Dio, ricorda il Santo Padre, “di per sé Dio non avrebbe bisogno di noi, ma lo fa, nonostante ciò comporti il farsi carico di tanti nostri limiti: tutti siamo limitati, anzi peccatori, e Lui se ne fa carico”. I discepoli stessi, spesso, erano in disaccordo fra loro o non comprendevano le parole di Gesù. Eppure egli “li ha scelti e ha continuato a credere in loro. Questo è importante, il Signore ci ha scelto per essere cristiani”. In ogni parola e in ogni azione con cui ci uniamo a Gesù, “nella bellissima avventura di donare amore, la luce e la gioia si moltiplicano”. Perché annunciare il Vangelo “non è tempo perso: è essere più felici aiutando gli altri a essere felici“.
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