Chiesa Cattolica

Il Papa: “Il Vangelo ci educa a vedere, superando preconcetti e dogmatismi”

Ignorato dal sacerdote e dal levita, l’uomo percosso e derubato sulla strada verso Gerico viene soccorso da un samaritano. È la parabola forse più famosa fra quelle narrate da Gesù e riportata dal Vangelo nella liturgia odierna. Eppure, quel “ne ebbe compassione” continua a risuonare nei nostri cuori di credenti e di esseri umani. Perché, come ricorda Papa Francesco nell’Angelus, “è quello che sente Dio ogni volta che vede noi in un problema, in un peccato, in una miseria”. Il Samaritano era in viaggio, verso una meta lontana. Eppure “si lascia interpellare da ciò che accade lungo la strada. Pensiamoci: il Signore non ci insegna a fare proprio così? A guardare lontano, alla meta finale, mettendo tuttavia molta attenzione ai passi da compiere, qui e adesso, per arrivarvi”.

Il Papa: “I cristiani sono discepoli della Via”

Il Papa invita a ricordare come furono chiamati i primi cristiani, “discepoli della Via”. Ossia del cammino. Questo perché il credente “somiglia molto al Samaritano: come lui è in viaggio, è un viandante. Sa di non essere una persona ‘arrivata’, ma vuole imparare ogni giorno, mettendosi al seguito del Signore Gesù”. Cristo stesso disse: “Io sono la via, la verità e la vita”. E il discepolo di Cristo cammina dietro di lui, “che non è un sedentario, ma sempre in cammino: per la strada incontra le persone, guarisce i malati, visita villaggi e città”. Il discepolo della Via vede “che il suo modo di pensare e di agire cambia gradualmente, diventando sempre più conforme a quello del Maestro. Camminando sulle orme di Cristo, diventa un viandante, e impara a vedere e ad avere compassione”. Il sacerdote e il levita è come se non vedessero l’uomo percosso e derubato. Il Vangelo “ci educa a vedere: guida ognuno di noi a comprendere rettamente la realtà, superando giorno dopo giorno preconcetti e dogmatismi. Tanti credenti si rifugiano nei dogmatismi per difendersi dalla realtà”.

Una grazia da chiedere

Il Vangelo, inoltre, ci educa a seguire. Un atto che ci insegna anche ad avere compassione, “ad accorgerci degli altri, soprattutto di chi soffre, di chi ha più bisogno. E di intervenire come il Samaritano: non andare oltre, ma fermarsi”. La parabola può portarci a colpevolizzare o colpevolizzarsi. Ma, come ricorda Papa Francesco, l’esercizio è “riconoscere quando siamo stati indifferenti e ci siamo giustificati” senza fermarsi lì. “Chiediamo al Signore di farci uscire dalla nostra indifferenza egoistica e di metterci sulla Via. Chiediamogli di vedere e avere compassione. Questa è una grazia, dobbiamo chiederla al Signore”.

Damiano Mattana

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