In Mali, Nazione dell'Africa occidentale, “i jihadisti locali hanno iniziato a prendere di mira le comunità cristiane e si tratta di uno sviluppo preoccupante”. E' l'allarme lanciato da don Edmond Dembélé, Segretario generale della Conferenza Episcopale maliana, il quale riferisce che “nella diocesi di Mopti, nel centro-nord del Paese, ci sono almeno tre chiese che hanno ricevuto la visita dei jihadisti che hanno impedito ai fedeli di riunirsi per pregare, di suonare le campane ed hanno distrutto alcuni arredi e oggetti sacri”.
Bruciati i simboli religiosi
“La settimana scorsa – racconta don Dembélé sull'organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie – nel villaggio di Dobara, alcuni armati hanno forzato la porta della chiesa, hanno preso crocifissi, immagini e statue della Vergine Maria e li hanno bruciati sul sagrato. In precedenza, nel villaggio di Bodwal, i cristiani sono stati cacciati dal luogo di culto da uomini armati che li hanno minacciati, dicendo che li avrebbero uccisi se avessero pregato ancora in chiesa”.
Violenze al sud
La zona di Mopti – un’area al confine con il Burkina Faso già da tempo attaccata dai jihadisti – non era stata finora particolarmente colpita dalle azioni dei fanatici che sono comunque presenti nel Paese da tempo. Ma l'odio degli estremisti si sta estendendo a macchia d’olio anche nel sud del Paese, finora risparmiato dalla violenza, come dimostrato dal rapimento di suor Gloria Cecilia Narváez Argoti, della Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata, sequestrata a Karangasso, della quale non si hanno notizie dal giorno del rapimento avvenuto l'8 febbraio scorso.
Suor Cecilia
“Quello che ci preoccupa – conclude il Segretario generale della Conferenza Episcopale del Mali – è che questi gruppi finora non avevano preso di mira i cristiani in modo specifico. La situazione è cambiata da qualche mese e per questo abbiamo lanciato l’allarme”. Sulla sorte di Suor Cecilia, don Dembélé ha detto che “purtroppo non abbiamo notizie e non abbiamo contatti con i suoi rapitori”.