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Il cardinale Burke spedito dal Papa sull’isola di Guam

Lontano. Lontanissimo. Quasi alla fine del mondo. Papa Francesco ha spedito il cardinale americano Raymond Burke in pieno oceano Pacifico, nella sperduta isola di Guam, territorio statunitense nell’arcipelago delle Marianne. Il porporato che non nasconde la sua opposizione alla linea di Bergoglio sull’Amoris Laetitia (e non solo) era stato già rimosso dalla presidenza del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, in pratica la Corte di Cassazione vaticana, per andare a ricoprire l’incarico poco più che onorifico di patrono dell’Ordine di Malta. Il caos che ha travolto lo Smom con la defenestrazione del Gran Cancelliere Boeselager, poi reintegrato, e le conseguenti dimissioni forzate del Gran Maestro fra’ Matthew Festing, ha portato al “commissariamento” di fatto dell’Ordine, con la nomina del sostituto della Segreteria di Stato mons. Becciu quale delegato pontificio. Dunque per Burke a Roma non c’era più posto. Sono circolate con insistenza voci di possibili sanzioni nei suoi confronti, fino alla revoca della berretta. Al momento non è stata presa una decisione tanto drastica ma il Papa ha mandato il cardinale nel Pacifico per una “missione” che sa tanto di punizione.

Lo scopo è quello di fare piena luce su un presunto caso di pedofilia di cui è accusato l’arcivescovo Anthony Apuron, 71 anni. Il «tribunale di prima istanza» è presieduto da Burke, che senza dubbio ha le competenze necessarie, e ne fanno parte altri quattro giudici, tutti vescovi. Avrà il compito di raccogliere testimonianze e documentazione da trasmettere alla Congregazione per la Dottrina della fede, che si occupa dei cosiddetti “delicta graviora”.

L’arcivescovo di Agaña nel maggio scorso è stato accusato da Roy Taitague Quintanilla, un uomo di 57 anni, di abusi sessuali commessi nei suoi confronti quando il prelato era un semplice sacerdote e lui un chierichetto di 12 anni. Le violenze, negate con forza da mons. Apuron, sarebbero avvenute nel 1972. A questa denuncia sono seguite quelle di altre tre presunte vittime di abusi e della madre di un quarto ragazzo nel frattempo deceduto. Alcuni membri di uffici diocesani si sono dimessi in seguito a questa vicenda, dai contorni ancora poco chiari. Al punto che un altro inviato pontificio, l’arcivescovo Savio Hon Tai-Fai, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, con la nomina di amministratore apostolico, ha cercato di fare piena luce senza peraltro approdare a nulla di concreto. Nel 2009 mons. Apuron finì al centro di grandi polemiche per aver paragonato, in una lettera, l’attivismo per i diritti gay al terrorismo islamico.

Non è chiaro quanto tempo il cardinale Burke dovrà rimanere a Guam, dove è arrivato ieri per istruire il processo canonico. Alla fine del mese è atteso negli Stati Uniti per una conferenza.

Andrea Acali

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