Chiesa Cattolica

Ecuador: il no dei vescovi all’apertura all’eutanasia

I vescovi dell’Ecuador dicono “no” alla possibilità del Governo di provvedere a un regolamento per applicare l’eutanasia nel Paese latinoamericano, segnato da oltre un mese da violenti scontri tra polizia e gruppi criminali.

Sono infatti già più di 7.200 gli arresti effettuati in Ecuador nei primi 30 giorni dalla dichiarazione del presidente Noboa di un “conflitto armato interno” contro la criminalità organizzata. Ora la spaccatura tra Chiesa locale e governo sul tema della tutela della vita.

Il regolamento che potrebbe aprire all’eutanasia attiva e passiva

Il Ministero della Salute pubblica dell’Ecuador ha annunciato che il Governo sta provvedendo a un regolamento per applicare l’eutanasia nel Paese. Una decisione che arriva in seguito ad una recente sentenza nella quale la Corte Costituzionale ha emesso una sentenza che legalizza “una morte dignitosa”, come è stata definita, per i pazienti con malattie incurabili che causano grandi sofferenze. L’Ecuador è il secondo Stato del Sudamerica a depenalizzare l’eutanasia, dopo la Colombia.

La sentenza e il no dei vescovi all’eutanasia

Il provvedimento, segnala l’agenzia Efe, sarà pronto entro due mesi e seguirà “le linee guida legali” del Paese, secondo il ministero. La Corte Costituzionale, nella sua sentenza, ha accettato la causa di Paola Roldán, una donna di 42 anni affetta da sclerosi laterale amiotrofica (Sla). E ha ordinato all’Ufficio del Difensore civico di preparare una legge che regoli la procedura di eutanasia entro un periodo massimo di sei mesi. La legge sarà poi sottoposta all’approvazione dell’Assemblea nazionale, che dovrà elaborarla entro un anno. Ha inoltre chiesto al Ministero della Sanità di redigere i rispettivi regolamenti. Il comunicato del Ministero afferma che sarà contemplata “l’eutanasia attiva volontaria e non volontaria”. La sentenza è stata approvata con sette voti a favore e due contrari.

Durante l’ultima Assemblea plenaria di novembre, la Conferenza episcopale ecuadoriana aveva chiesto allo Stato di “riconoscere, difendere e garantire la vita per tutte le persone dal concepimento alla morte naturale”. 

Fonte: AgenSIR

redazione

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