Attualità

Patrick Zaki: custodia cautelare in carcere rinnovata per altri 45 giorni

La custodia cautelare in carcere in Egitto di Patrick Zaki è stata prolungata di 45 giorni. Lo scrive Ansa, a cui lo ha riferito uno dei legali del ragazzo, Hoda Nasrallah, annunciando l’esito dell’udienza svoltasi ieri e reso noto oggi dalla Procura egiziana. All’udienza non hanno potuto assistere né i rappresentanti delle ambasciate né l’avvocato dell’Unione europea. Il ragazzo trascorrerà in carcere il suo trentesimo compleanno, il 16 giugno, nell’istituto di detenzione di Tora, al Cairo. Negli anni diversi organizzazioni umanitarie hanno denunciato le condizioni dei detenuti in quel carcere.

Le accuse

In Egitto la custodia cautelare, scrive Ansa, può durare due anni ma prolungarsi ulteriormente quando emergono altre accuse. Le accuse a suo carico sono basate su dieci post di un account Facebook che i suoi legali considerano fake, riporta sempre Ansa, ma che hanno configurato fra l’altro la “diffusione di notizie false”, l’incitamento alla protesta e l’istigazione alla violenza e “a crimini terroristici”.

“Accanimento giudiziario”

“Non c’è tempo da perdere, il governo italiano deve esercitare pressioni sull’amico Al-Sisi, perché ci si vanta dei buoni rapporti e siccome questi rapporti sono così buoni da mandare armi all’Egitto, allora bisogna che il governo faccia pressioni per avere in cambio un detenuto innocente“, ha dichiarato a LaPresse il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury.

“La sua detenzione è un accanimento giudiziario“,  scrive su Twitter Amnesty Italia.

 

Le voci del centrosinistra

Coro unanime nel centrosinistra affinché si intervenga per Zaki. Laura Boldrini, deputata del Partito democratico e presidente del Comitato per i diritti umani nel mondo, ha twittato: “Quanto durerà ancora questa violazione dei diritti umani? Il tempo delle parole è finito. Il nostro Paese sia coerente e dia un segnale chiaro. L’Egitto è il primo importatore di armi italiane: fermiamo il commercio!”.

 

 

“Inaccettabile. Disumano. Non possiamo più stare a guardare”, così su Twitter il deputato di Liberi e Uguali Erasmo Palazzotto. L’onorevole dem Filippo Sensi parla, sempre su Twitter, di “solito rituale macabro” e critica la “realpolitik che alza le spalle, sarà per la prossima”.

“Oggi è la festa della Repubblica per noi, mentre in Egitto si sta consumando una tortura umana e psicologica verso un ragazzo che ha studiato in Italia, a Bologna, e che noi sentiamo come un nostro cittadino che ha il solo torto di professare liberamente le sue idee e le sue opinioni politiche. I democratici italiani ed europei si mobilitino per la sua liberazione e per un processo giusto”. Lo scrive sui social Nicola Oddati della direzione nazionale del Partito democratico.

La parlamentare europea del Movimento 5 Stelle Sabrina Pignedoli in una nota dichiara: “E’ gravissimo inoltre che all’avvocato dell’Unione europea sia stato persino negato il diritto di entrare nell’aula e assistere all’udienza. Con questo atteggiamento l’Egitto non sta solamente calpestando i diritti umani di un povero ragazzo innocente ma sta compromettendo i rapporti con tutta l’Unione europea”. “Alla luce di questi eventi”, prosegue la nota “chiediamo a Joseph Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, di valutare una presa di posizione forte verso l’Egitto che includa anche l’uso di sanzioni“.

La  raccolta firme

Alla notizia dell’esito dell’ultima udienza che ha confermato la detenzione di Zaki, la petizione lanciata a gennaio dalla community Station to Station e 6000 Sardine su Change.org, che ha dato origine alla richiesta di conferire a giovane studente egiziano la cittadinanza italiana e di conseguenza europea, registra un’impennata di firme da tutta Europa. Ad oggi il contatore registra 264.000 firme in tutto.

Lorenzo Cipolla

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