Qualche polemica, proteste per le direttive ministeriali ma finalmente arriva la data ufficiale: la scuola ripartirà il 14 settembre, secondo quanto deciso da Regioni ed Enti locali, che trovano la quadra sulle linee guida per il rientro in classe e consegnano finalmente una deadline. Una notizia che, di fatto, mette un sigillo ufficiale su un rientro che, fin qui, era stato fra gli argomenti più discussi del dopo lockdown, con il futuro della scuola stretto fra la necessità di garantire una buona e coerente offerta formativa e didattica agli studenti, e la sicurezza fra i banchi delle aule scolastiche.
Tema che, secondo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è stato alla base di tutte le discussioni: “Ci siamo predisposti, con le linee guida, per ritornare in sicurezza a settembre. Abbiamo un ulteriore miliardo che stanziamo per ulteriori investimenti sulla scuola, che ci dovrà consentire di avere una scuola più moderna, sicura e inclusiva”.
Risorse per la scuola che, secondo il premier, saranno attinte anche dai sostegni europei, a cominciare dal Recovery Fund, nel quale “un importante capitolo sarà dedicato proprio agli interventi sulla scuola”. Un passaggio sostanziale per garantire il corretto funzionamento del programma per il rientro in sicurezza, la cui bozza prevede innanzitutto la creazione di “Conferenze dei servizi, su iniziativa dell’Ente locale competente, con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici, finalizzate ad analizzare le criticità delle istituzioni scolastiche che insistono sul territorio di riferimento delle conferenze”.
Enti che avranno il compito di “raccogliere le istanze provenienti dalle scuole con particolare riferimento a spazi, arredi, edilizia al fine di individuare modalità, interventi e soluzioni che tengano conto delle risorse disponibili sul territorio in risposta ai bisogni espressi”.
Per quanto riguarda le misure in campo per tutelare studenti e docenti, saranno le stesse Conferenze dei servizi a valutare, in base al quadro epidemiologico, gli strumenti più indicati allo scopo. Per quanto riguarda le mascherine ad esempio, secondo quanto si legge nella bozza le Conferenze, “almeno due settimane prima dell’inizio dell’anno scolastico, aggiorneranno, in considerazione del mutato quadro epidemiologico, le proprie indicazioni in merito all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale per gli alunni e per gli insegnanti all’interno dell’aula, e/o negli spostamenti e nella permanenza nei locali comuni”.
Qualche modifica anche sulla flessibilità scolastica: niente sabato a scuola ma “una diversa modulazione settimanale del tempo scuola su delibera degli organi collegiali competenti”.
Sul tema dell’offerta didattica, che aveva scaldato nei giorni scorsi gli umori dell’intero sistema scuola, arrivano rassicurazioni sulle scuole per l’infanzia: “L’organizzazione dei diversi momenti della giornata dovrà essere serena e rispettosa delle modalità tipiche dello sviluppo infantile, per cui i bambini dovranno essere messi nelle condizioni di esprimersi con naturalezza e senza costrizioni”.
Per quanto riguarda gli edifici, una risposta è arrivata dal premier Conte: “Lavoriamo sugli edifici che ci sono. Se non basteranno abbiamo ripreso i tremila edifici scolastici dismessi che possiamo recuperare. La scuola deve riaprire in un’ottica diversa: dobbiamo fare scuola nei musei, negli archivi, nei cinema, nei teatri e portarli al parco. Se abbiamo bisogno di più spazi, abbiamo bisogno di più docenti: possiamo assumere fino a 50mila persone in più tra docenti e Ata a tempo determinato”.
Sulle nuove linee programmatiche, è arrivato il commento del ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina: “Vogliamo fare scuola anche fuori dalla scuola: portiamo gli studenti nei cinema, nei teatri, nei musei, facciamo in modo che respirino la cultura di cui hanno bisogno. Portiamo anche i più piccoli al parco quando il tempo lo consente a fare lezione”. Secondo il ministro, “le linee guida sono immediatamente operative. Ci sono soluzioni e risorse per queste soluzioni. Un miliardo in più stanziato è davvero tanto. Non è stato facile, ma è un altro segnale che la scuola è al centro dei nostri pensieri. Amiamo la scuola, è il centro del nostro futuro. Con i fondi possiamo assumere fino a 50 mila persone, tra personale docente e non docente con contratto determinato”.
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