Attualità

Gina Lollobrigrida: “Quando farò un’autobiografia le dirò tutto”

Nel processo in cui ha portato in aula l’imprenditore spagnolo Francisco Javier Rigau Rafols con l’accusa di averla sposata con l’inganno, l’attrice Gina Lollobrigida, 93 anni, ha risposto così all’avvocato della difesa che le chiedeva a chi facesse capo una società che gestisce parte del suo patrimonio: “Quando farò un’autobiografia le dirò tutto”. Poi ha aggiunto infuriata rivolgendo al giudice che ha poi assolto Rigau Rafols: “Qui si esagera!”. Il processo è stato trasmesso su Rai 3 da “Un giorno in Pretura” e, oltre alla deposizione di Gina Lollobrigida, sono ondate in onda anche le testimonianza del figlio dell’attrice schierato da favore dell’imprenditore e dell’assistente di Gina Lollobrigida e amministratore delle sue attività, Andrea Piazzolla. In particolare la frase pronunciata dall’attrice in tribunale (“Quando farò un’autobiagrafia le dirò tutto”) è diventata virale in rete ribalzando dalla tv ai social. Gina Lollobrigida, nome d’arte di Luigia Lollobrigida, nasce a Subiaco il 4 luglio 1927. Attrice, fotografa, scultrice, disegnatrice e cantante, è stata una delle artiste più importanti a livello internazionale degli anni Cinquanta e Sessanta.

L’accusa di inganno

Il processo è finito sui giornali di tutto il mondo. “Sposata a sua insaputa. Inconsapevole di aver contratto un matrimonio– riferisce l’Agi-. Ingannata da un uomo che, per quanto abbiente, puntava ad acquisire lo status di coniuge perche’ interessato a mettere le mani su “un patrimonio immenso” (tra proprietà immobiliari, gioielli, opere d’arte, diritti cinematografici e di immagine) di una ‘donna sola, desiderosa di avere accanto una persona che si prendesse cura di lei‘”. Gina Lollobrigida ha portato in tribunale Francisco Javier Rigau Rafols, poi assolto, perché ritiene di essere stata indotta in errore dall’imprenditore catalano, più giovane di lei di 35 anni, che nell’aprile del 2012 la convinse a ratificare a Roma, con dichiarazione resa davanti al notaio, il matrimonio contratto il 29 novembre del 2010 in Spagna per suo conto dalla procuratrice Maria Mercedes Gubilondo.

Inconsapevole

La protagonista di “Pane, amore e fantasia” credeva che quella ratifica riguardasse un atto diverso, e cioè l’attività svolta per suo conto dalla stessa procuratrice per alcune cause civili per diffamazione pendenti in Spagna contro alcuni giornali di gossip. Il pubblico ministero Claudia Terracina aveva chiesto per Rigau Rafols la condanna a 8 mesi di reclusione per i reati di truffa consumata e falso riferito alla contraffazione di un atto notarile che per l’imputato aveva lo scopo di “nascondere alla Lollobrigida le sue manovre illecite, perché lei doveva rimanere inconsapevole di essere sposata”. Sintetizza l’Agi: “Fino a un certo punto, la Lollo ha dato retta a questo uomo conosciuto nel 2004 in occasione di una festa di beneficenza a Montecarlo. I due pensarono anche a sposarsi con una cerimonia in pompa magna da celebrarsi a New York”.

Assoluzione

Ha detto in aula il pm: “Doveva essere più che altro un’operazione di marketing perché la Lollobrigida voleva rilanciare la propria immagine pubblica che forse aveva perso spicco. Poi, però, annullò ogni progetto perché al di là di qualche foto scattata insieme, il rapporto con Rigau era solo formale. Lui era il classico accompagnatore nelle occasioni pubbliche“. Secondo l’attrice, però, l’mprenditore si rifece vivo anni dopo dicendole che serviva una procura a procedere contro il suo ex avvocato in Spagna, responsabile del gossip sulle nozze saltate all’ultimo momento. “La Lollo si fida e firma davanti a un notaio un documento che, a suo dire, era falso o comunque utilizzato dall’imputato per inscenare le nozze con una figurante nominata con un autografo taroccato”, ricostruisce l’Agi. Ha sostenuto il pm: “Quell’atto è la prova oggettiva che la signora Lollobrigida non sapesse di essere sposata. Se ci fosse stata una sua precisa volontà, tutta l’attività di contraffazione ideata a da Rigau non avrebbe avuto senso, sarebbe stata inutile e irrazionale”. Per l’imprenditore, pero, è arrivata l’assoluzione.

 

 

Gianluca Franco

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