Oggi ricorrono i 30 anni dalla tragedia della Moby Prince, avvenuta la sera del 10 aprile 1991, quando il traghetto di proprietà della Nav.Ar.Ma. entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno.
In seguito all’urto si sviluppò un vasto incendio, alimentato dal petrolio fuoriuscito dalla petroliera, che causò la morte di tutte le 140 persone a bordo del Moby Prince, equipaggio e passeggeri, eccetto che del giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand. Il 28 maggio 1998 la nave, posta sotto sequestro probatorio, affondò nelle acque del porto di Livorno mentre era ormeggiata alla banchina; fu poi recuperata e avviata alla demolizione in Turchia.
Solo nel gennaio 2018 è stata pubblicata la relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta su quella che è stata, in termini di perdita di vite umane, la più grave tragedia che abbia colpito la Marina mercantile italiana dal secondo dopoguerra.
Queste le principali conclusioni della relazione: la tragedia non è riconducibile alla presenza di nebbia e alla negligenza del comando del traghetto; l’Agip Abruzzo, al contrario di quanto riportato in fase di indagine processuale, si trovava in zona di divieto di ancoraggio, ma l’errore di posizionamento durante le indagini ha portato ad escludere ogni responsabilità al comando della petroliera; la Moby Prince ha subìto, per cause non chiare, un’alterazione nella rotta di navigazione che potrebbe aver influito sulle cause dell’impatto; la morte dei passeggeri e dell’equipaggio non è avvenuta per tutti entro trenta minuti, come invece riportato negli atti processuali; La nebbia è stata immotivatamente utilizzata come giustificazione del caos dei soccorsi coordinati dalla Capitaneria di porto.
A trent’anni dalla tragedia, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha oggi rilasciato una dichiarazione. “Ricorrono trent’anni dall’immane tragedia che coinvolse il traghetto Moby Prince – esordisce il Capo di Stato -. Centoquaranta persone, passeggeri ed equipaggio, persero la vita in seguito alla collisione con una petroliera e all’incendio che ne scaturì. Il primo pensiero è rivolto alle vittime, alle tante vite improvvisamente spezzate di adulti e di giovani, e al dolore straziante dei loro familiari, che si protrae nel tempo e ai quali rinnovo la vicinanza e la solidarietà della Repubblica”.
“È stato il disastro più grave nella storia della nostra navigazione civile. Il popolo italiano non può dimenticare. Come non dimentica la città di Livorno, che vide divampare il rogo a poche miglia dal porto e assistette sgomenta alla convulsa organizzazione dei soccorsi e al loro drammatico ritardo“.
“Sulle responsabilità dell’incidente e sulle circostanze che l’hanno determinato è inderogabile ogni impegno diretto a far intera luce. L’impegno che negli anni ha distinto le associazioni dei familiari rappresenta un valore civico e concorre a perseguire un bene comune”.
“Il disastro del traghetto Moby Prince è monito permanente per le autorità pubbliche e gli operatori, chiamati a vigilare sulla navigazione e a garantirne la sicurezza. Rispettare gli standard stabiliti, sforzarsi di elevarli, assicurarne una corretta applicazione sono responsabilità indeclinabili, che sole possono consentire l’esercizio di un pieno diritto da parte dei cittadini e portare così beneficio all’intera società”.
Le alluvioni nel nord-ovest del Kenya hanno costretto migliaia di famiglie a lasciare le proprie…
Papa Francesco, durante un'udienza con il Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, ha esortato i giovani…
Ursula von der Leyen, dopo l'incontro trilaterale con Emmanuel Macron e Xi Jinping, ha sottolineato…
L’Unicef ha sottolineato che, un attacco a Rafah, costituirebbe un rischio catastrofico per i seicentomila…
Ofs Italia - l'ordine francescano secolare d’Italia - riunitosi ad Assisi ha eletto il nuovo…
La Bielorussia è disposta a ospitare i negoziati di pace tra la Russia e l'Ucraina.…
Questo sito utilizza i cookies per migliorare l'esperienza dell'utente
Altre informazioni