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Libia, l'Unhcr si ritira da Tripoli: “Non abbiamo scelta”

Operazioni sospese in Libia per l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), che ha comunicato l'interruzione delle operazioni presso il Gathering and depature facility, la struttura di raccolta e di partenza istituita come centro di transito per ospitare i rifugiati di Tripoli, a causa dei timori per la sicurezza e l'incolumità delle persone ospitate e di tutto lo staff: “Purtroppo l'Unhcr non ha avuto altra scelta se non quella di sospendere le operazioni presso la Gdf di Tripoli, dopo aver appreso che le esercitazioni di addestramento, che coinvolgono personale di polizia e militare, si svolgono a pochi metri dalle strutture che ospitano i richiedenti asilo e i rifugiati” ha detto Jean-Paul Cavalieri, capo della missione dell'agenzia Onu in Libia, palesando il timore che l'intera area possa diventare un obiettivo militare, minando così l'incolumità dei civili, inclusi i richiedenti asilo. 

Centro sempre più affollatto

Sono proprio quelli classificati come “rifugiati vulnerabili” i primi uomini ad essere stati sottoposti dall'Unhcr per l'identificazione e l'evacuazione in luoghi più sicuri. Fra costoro, circa 400 richiedenti asilo che avevano lasciato il centro di detenzione di Tajoura dopo il raid aereo dello scorso luglio, e circa 300 richiedenti asilo del centro di detenzione di Abu Salim, entrati nel centro di raccolto lo scorso novembre dopo essere stati rilasciati spontaneamente dalle autorità libiche. Già all'inizio di gennaio l'Unhcr aveva espresso grande preoccupazione a seguito di tre colpi di mortaio in un'area limitrofa. Attraverso la struttura di raccolta, da dicembre 2018 circa 1.700 rifugiati sono stati evacuati dalla Libia. La situazione nel complesso è diventata un'emergenza da quando, con l'ingresso di 900 richiedenti asilo nel luglio scorso, la struttura è diventata sovraffollata.

Marco Grieco

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