Il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, ha dichiarato oggi che l’ordine è stato per lo più ristabilito nel Paese, dopo giorni di disordini senza precedenti. “Le forze dell’ordine stanno lavorando duramente. L’ordine costituzionale è stato per lo più ripristinato in tutte le regioni”, ha detto Tokayev in un comunicato aggiungendo che le operazioni di sicurezza continueranno “fino alla distruzione totale dei militanti”.
Il ministero kazako degli Interni ha comunicato oggi che “26 criminali” sono stati uccisi e 18 feriti nei tre giorni di disordini. Nel comunicato si specifica che tutte le regioni del Kazakistan (traslitterato anche in Kazakhstan) sono state “liberate e poste sotto maggiore protezione” con 70 checkpoint installati nel Paese.
“Alcuni attori stranieri stanno traendo vantaggio dalla situazione tentando di provocare disordini e instabilità nel Paese”. Così il portavoce del ministero degli Esteri dell’Iran, Saeed Khatibzadeh, commentando la situazione in Kazakistan che Teheran considera “una questione interna”. Definendolo “Paese amico e fratello”, il funzionario iraniano ha affermato che “stabilità e sicurezza sono di particolare importanza per il Kazakistan e per questo motivo ci auguriamo che il processo per ristabilire la pace in quel Paese si compia nel modo più rapido possibile”.
Intanto le tensioni e le rivolte in Kazakistan e i problemi nella produzione in Libia a causa di conflitti fra le milizie spingono il prezzo del petrolio a quota 80 dollari al barile. Il Wti del Texas passa di mano a 80,09 dollari (+0,79%) dopo il guadagno di oltre il 6% messo a segno nelle ultime quattro sedute mentre il Brent scambia a 82,6 (+0,8%). Non basta a raffreddare il mercato l’aumento della produzione deciso dall’Opec+ che, secondo gli esperti, sarà difficile che venga raggiunto a breve.
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