“I tamponi e l’indagine sierologica sono stati davvero fondamentali, perché il tampone è l’unico modo di fare diagnosi, cioè consente di identificare il virus mentre i test sierologici ci forniscono una stima della prevalenza d’immunizzazione della popolazione– afferma a Dire Roberto Grinta, direttore del Dipartimento dei servizi-Area Vasta 2-Asur Marche e docente alla Lum di Bari ai corsi Master per direttori generali-. Tutte le volte che il paziente risulta positivo alle Igg è normale che debba fare il tampone. Questo ce lo dobbiamo mettere in testa. La patologia clinica e la diagnostica sono state altrettanto fondamentali e di aiuto a sostegno della parte clinica sia nella prima fase che soprattutto in questa seconda”.
“L’epidemia da coronavirus è globale, alcune nazioni stanno vivendo ora la fase più drammatica che l’Italia si è lasciata alle spalle– evidenzia il professor Grinta-. L’analisi epidemiologica della pandemia, la gestione clinica dei casi e l’economia sono tra loro interconnessi. La ricerca di una terapia farmacologica mirata non è l’unico obiettivo da centrare bisogna rimodulare l’offerta di cure e rinforzare la medicina territoriale. La fase 1 è stata intensa e ha richiesto delle risorse specifiche e in maniera specifica penso soprattutto alla richiesta di personale infermieristico e medico internista nonché la quantità enorme di posti letto in terapia intensiva. La fase 2 richiede un approccio differente e anche le professioni sanitarie in gioco sono diverse. E’ preponderante oggi la richiesta di tecnici di laboratorio e di radiologia“. Quindi “risulta strategico migliorare l’efficienza all’interno della gestione dei test sierologici e dei tamponi per accertare l’assenza del virus nei pazienti in modo da consentire la riprogrammazione degli interventi e delle attività”.
Questo, puntualizza Grinta, “non solo per ridurre le liste d’attesa ma anche per ripartire a pieno ritmo con la rete cardiologica, dell’ictus, del trauma e deve ripartire tutta la rete degli screening che sono così importanti. Solo attraverso queste azioni si potrà riorganizzare il servizio sanitario nazionale. L’informatizzazione del Ssn, attraverso il fascicolo sanitario elettronico, è indispensabile così come la sua implementazione è una procedura che le stesse aziende sanitarie devono perseguire. All’interno di questo strumento devono essere inserite tutte quelle informazioni che ricaviamo dalla medicina generale e dalla condivisione dei dati delle vaccinazioni sul territorio e dalle attività dei ricoveri”. E “il nuovo percorso della app Immuni, dei test sierologici e dei tamponi ci consentirà di individuare il paziente più fragile e a rischio anche relativamente al Covid-19“.
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